Una scelta che ha fatto e che farà discutere a lungo, quella del governo giallorosso. Che come niente fosse ha anticipato, per bocca del premier Giuseppe Conte: “Abbiamo fatto un aggiornamento sul punto e abbiamo convenuto che allo stato della situazione, che richiede massima attenzione, andremo in Parlamento a proporre la proroga dello stato di emergenza ragionevolmente fino alla fine di gennaio”. Uno slittamento in avanti del calendario notevole. E piuttosto anomalo, al punto da scatenare subito critiche e obiezioni.
Se è piuttosto scontato constatare che nell’occasione l’opposizione sia subito andata all’attacco della squadra giallorossa, parlando “tentativo al di fuori delle regole della normale democrazia” e “atteggiamento che contribuisce a creare una smodata paura”, a unirsi al partito degli scettici sono stati, stavolta, anche tanti insospettabili. Tra questi la firma del Corriere della Sera Aldo Cazzullo, che durante il programma Tagadà in onda su La 7 ha espresso tutte le proprie perplessità di fronte all’annuncio del premier Conte.
A una domanda precisa della conduttrice Tiziana Panella, che gli chiedeva di possibili polemiche in arrivo, Cazzullo ha prima anticipato che “sì, sicuramente ci saranno”, per poi lanciarsi in un’analisi molto più dura: “Sono dubbi legittimi. Anche in Spagna c’è stato lo stato di emergenza, che scadeva ogni mese, dunque il Parlamento votava sulla proroga dopo un dibattito. I partiti hanno anche cambiato posizione: il partito popolare, dell’opposizione, prima ha votato a favore, poi contro, poi si è astenuto. Tutto è legittimo, però bisogna discutere e votare. Da qua al 31 gennaio… l’emergenza non è finita, però mi sembra un po’ tanto, deciso così all’improvviso”.
Giuseppe Conte, quindi, secondo Cazzullo avrebbe forzato troppo la mano. La proroga dello stato di emergenza fino alla fine di gennaio, senza nemmeno attendere i dati che arriveranno con il prossimo inverno, è parsa eccessiva al giornalista e scrittore, che non le ha mandate a dire. Una voce non isolata, considerando la pioggia di commenti esterrefatti subito apparsi sui social italiani. E che certifica la perdita di popolarità di un presidente del Consiglio entrato in una fase critica del suo mandato.
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