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Scandalo a corte! L’appalto del gel inguaia Conte

Pubblicato il 30/09/2020 11:43 - Aggiornato il 30/09/2020 14:12

A volte le notizie sono talmente forti che si commentano da sole, ma questa vicenda merita comunque che siano spese delle parole in merito. Proprio ieri (28 settembre) abbiamo ironicamente parlato della propaganda inscenata a mo’ di televendita dal premier per esporre quelli che sono gli incentivi studiati dal governo per debellare il contante e combattere l’evasione fiscale.

Immaginate Conte, mentre davanti alla platea, durante il Festival dell’Economia di Trento afferma: “Dal primo dicembre, chi paga in modalità digitale se farà almeno 50 transazioni in 6 mesi potrà recuperare il 10%: con un minimo di 1500 euro di spesa potrà recuperare 150 euro. Non solo, ci sarà il superbonus”.

E adesso, ciliegina sulla torta, salta fuori che “il premier per ben tre volte -il 5 marzo, il 17 aprile e il 4 giugno scorso- per fornire di gel la corte di palazzo Chigi, si è rivolto a un’azienda, i cui “azionisti erano considerati dal fisco contribuenti non fedeli”.

Lo racconta il Tempo, la cui redazione è stata contattata direttamente dall’aministratore della società, il quale lamentandosi della “non piena veridicità” del precedente articolo, fornisce elementi che non solo confermano quanto riferito dal giornale, ma aggiungono particolari che erano ignoti e che rendono la vicenda ancora più opaca.

“Senza gara, a trattativa diretta” il 5 marzo scorso, il Palazzo si rivolge alla Biopharm di Cerignola, “una micro azienda che nel 2017 ha fatturato 755mila euro ricavando un utile di 10mila euro e che nel 2018 ne ha fatturati 983mila con un utile poco superiore agli 11mila euro”. Il giornale aveva ironizzato sulla casualità della coincidenza: l’azienda si trova nella provincia di Foggia, la stessa natale del premier. L’amministratore interviene puntualizzando: “Le informazioni ricevute dal direttore, del Tempo, Bechis non sono del tutto precise poichè, da quanto mi risulta, il padre del premier ha origini cerignolane, ma non ha mai avuto contatti con la nostra città”.

“Il 70% del capitale Cerichem Biopharm, era stato sequestrato dalla Agenzia delle Entrate con provvedimento del tribunale. Si contestavano da anni tasse non pagate”, scrive il Tempo. L’amministratore anche in questo caso conferma, ma ci tiene a precisare che “la contesa con il fisco non riguardava la società da lui amministrata, ma i suoi azionisti per altre vicende fiscali e che alla fine dello scorso mese di giugno l’Agenzia delle Entrate ha accettato la proposta di dissequestrare quelle quote in cambio di una fejussione bancaria”.

Il governo per ben tre volte è andato a comprare il gel premiando “proprio chi è stato accusato di non aver pagato le tasse”. La vicenda è ancora più imbarazzante di quanto possa sembrare, perchè -sempre ‘casualmente’- risulta che l’appalto sia stato reso pubblico solo il 23 settembre, vale a dire mesi dopo il lontano 5 marzo e a soli due giorni da quando “tutto era tornato regolare”…

Ma come, Conte non aveva annunciato il contrario: che voleva premiare con bonus, super bonus e premi coloro i quali avrebbero contribuito alla lotta all’evasione decidendo di pagare in digitale?