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Carrelli vuoti, consumi alimentari e spesa a picco: ecco la vera crisi degli italiani

Pubblicato il 19/04/2021 15:02

Se c’è un dato che più di ogni altro certifica la crisi che sta attraversando il nostro Paese, e di conseguenza milioni di famiglie italiane, è quello relativo alla spesa, soprattutto quella alimentare. Infatti, sono decisamente preoccupanti i dati diffusi dall’Istat sulla realtà italiana durante la pandemia. La spesa dei consumi finali è calata del 10,9% nel 2020 e quella per gli acquisti alimentari del 5,5%. Raddoppiano invece i risparmi con un 15,8% rispetto all’8,2 del 2019. Una conferma dell’insicurezza che caratterizza questo periodo e della paura per il futuro degli italiani. (Continua a leggere dopo la foto)

Stando sempre ai dati Istat è diminuito anche il potere d’acquisto che registra un -2,6 %. La discesa della spesa è la maggiore dal 1995. Secondo Coldiretti è anche il primo anno che crolla in percentuale significativa la spesa alimentare: “Si tratta di una brusca inversione di tendenza dopo che l’alimentare era risultato il settore che aveva resistito meglio alla crisi resistendo alla crisi con un aumento delle vendite al dettaglio determinato anche dal maggior tempo trascorso a casa dagli italiani”. E quando una persona tende a risparmiare anche sul magiare, vuol dire che la situazione è davvero allarmante. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma il governo pare non curarsene. Né quello attuale, né il precedente, che ha lasciato un Paese in crisi nera, con misure inconsistenti e ritardi imbarazzanti. E ora la crisi colpisce anche i consumi essenziali in tutte le tipologie commerciali. Da cosa si deduce? Basta guardare i dati: -6,1% per la grande distribuzione, -2,9% per i piccoli negozi e 1,5% per i discount. Mentre salgono a 5,6 milioni le persone in povertà assoluta. (Continua a leggere dopo la foto)

I dati parlano ora di un milione in più rispetto al 2019 col record negativo da inizio secolo. Ma questo calo della spesa e dei consumi porta con sé anche un altro problema enorme, ed eccoci di fronte al cane che si morde la coda: la chiusura di oltre 390.000 imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato.

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