Sono ben 33 i dipendenti sospesi dall’azienda ospedaliera Marche Nord perché non si sono vaccinati: la metà di loro appartiene alla categoria degli infermieri. I numeri che emergono all’esito della ’istruttoria’ che il servizio di Igiene e sanità pubblica dell’Asur ha concluso, inviando comunicazione ai soggetti interessati, ai datori di lavoro e agli Ordini professionali di appartenenza, mettono in seria difficoltà il buon funzionamento del sistema sanitario.
Tra questi 33 sanitari non vaccinati, stando a quanto riporta Il Resto del Carlino, non ci sono medici, ma sono 17 gli infermieri. I restanti sono operatori socio sanitari (Oss) con 9 sospensioni; 3 ausiliari, 2 tecnici di radiologia e 2 tecnici di laboratorio. Tutti sospesi dal servizio senza retribuzione. Se vogliono essere riammessi, dovranno “assolvere” all’obbligo vaccinale o attendere il 31 dicembre, quando cioè dovrebbe cessare l’emergenza e anche la necessità del green pass (salvo proroghe). Ma il dato che preoccupa l’Ausl marchigiana è che le file dei ’sospesi’ potrebbero ingrossarsi: vi sono altri 5 dipendenti, che pur non avendo adempiuto all’obbligo, hanno potuto beneficiare di posti con mansioni diverse, non direttamente a contatto con i pazienti. Gli operatori sanitari sospesi, nel frattempo, corrono ai ripari e reclamano i loro diritti rivolgendosi agli avvocati. Sono in arrivo, dunque, numerosi ricorsi al Tar.
E i sindacati già lanciano l’allarme: “La situazione era già carente. In questo modo le condizioni di lavoro diventano insostenibili per chi resta”. “Ma se i dipendenti sospesi perché contrari al vaccino non vengono sostituiti, come farà chi resta a gestire il sovraccarico di lavoro? E come farà l’ospedale a gestire le carenze, se non ricorrendo a nuovi tagli di posti letto e rimodulazione dei reparti?”: questa la domanda che di Alessandro Contadini, della Cisl Fp, alla luce delle carenze di personale sanitario che vanno avanti ormai da anni, e che mettono sullo stesso piano Asur e ospedali. “Da diversi mesi – osserva il sindacalista – denunciamo la scarsa attrattività del territorio per i lavoratori del comparto. Ci sono sempre più episodi di ’fuga’ di medici”. A farne le spese, come al solito, saranno poi gli ultimi utilizzatori del servizio: i pazienti.