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“Sono stati gli ucraini ad ucciderla”. Le rivelazioni dei servizi segreti al New York Times

Pubblicato il 06/10/2022 12:46

Sarebbero stati degli ucraini infiltrati in Russia a uccidere Darya Dugina. Questa la conclusione alla quale è arrivata l’intelligence americana, stando a quanto rivelato dal New York Times: gli 007 avevano indagato sull’esplosione dell’auto che aveva provocato la morte della figlia dell’ideologo di estrema destra Alexander Dugina. Le fonti riservate vicine al dossier citate dal quotidiano americano hanno anche spiegato che gli Stati Uniti “non hanno preso parte all’attacco, né fornendo informazioni né altre forme di assistenza”.

Nell’articolo del New York Times si legge anche che i servizi Usa “non erano a conoscenza dell’operazione e si sarebbero opposti se fossero stati consultati”, come riportato anche dal Fatto Quotidiano. In seguito, i funzionari americani si sono lamentati con gli omologhi ucraini per l’assassinio, visto che quell’episodio può essere considerato uno dei tanti elementi che rischia di allargare e inasprire ulteriormente lo scontro tra Mosca e Kiev, dando il via a una pericolosa stagione di omicidi politici commessi da ambo le parti.

La versione di Washington si scontra però con le dichiarazioni rilasciate dai vertici del governo ucraino nelle ore immediatamente successive all’assassinio della giovane reporter e attivista di ultradestra, quando avevano smentito ogni coinvolgimento respingendo le accuse mosse da Mosca. Nel frattempo, il governo russo aveva fatto circolare le immagini video di quella che sostenevano essere l’agente dell’intelligence ucraina che era riuscita a infiltrarsi in territorio russo, compiere l’attentato e poi fuggire oltre il confine con l’Estonia.

Sempre secondo il New York Times, tra i vertici dell’intelligence americana ci sarebbe forte irritazione nei confronti di Kiev per la mancanza di trasparenza dimostrata in questa e in altre azioni, nonostante gli ucraini continuino a negare ogni coinvolgimento nell’assassinio di Dugina. Dall’inizio della guerra, i servizi di sicurezza ucraini hanno dimostrato la loro capacità di raggiungere i territori russi per condurre operazioni di sabotaggio, ma l’uccisione dell’attivista di estrema destra russa rappresenta una delle azioni più estreme compiute fino a oggi. Anche perché il sospetto è che fosse il padre il vero obiettivo dell’operazione, una delle voci che più di tutte ha assunto posizioni favorevoli alla guerra contro Kiev.

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