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“Non mi ricandido e lascio il M5S. Vi spiego tutti gli errori del governo e del Dpcm”

Pubblicato il 26/10/2020 17:28

Il viceministro alla Sanità Pierpaolo Sileri fa scoppiare una piccola bomba nel governo e in casa 5Stelle. Ha infatti annunciato che al termine del mandato lascerà il Movimento e non si ricandiderà. Inoltre, ha detto chiaro e tondo che il governo si è colpevolmente fatto trovare impreparato alla seconda ondata e che il Cts così com’è non funziona. Insomma, ha retto a lungo, poi alla fine ha sbottato e ha tirato fuori il rospo. “Non ho mai militato nel M5S e di non mi sono mai iscritto alla piattaforma Rousseau”. Furono quindi Luigi Di Maio e Paola Taverna a proporgli la candidatura in un collegio uninominale a nord della Capitale, prese 94mila voti. Alla domanda con chi abbia idea di ricandidarsi in futuro, non ha dubbi: “Non mi ricandido. Sono un chirurgo, non butto via 25 anni di sacrifici e professione. Quando mi informarono della nomina a viceministro ero in sala operatoria. Fu l’ultimo intervento, perché la legge ora mi vieta di usare il bisturi, ma io voglio tornare in ospedale. Si figuri che avevo chiesto di poterci andare da volontario il sabato mattina, quando sono libero, ma in quanto sono al governo mi è stato impedito”.

Sileri, nella sua intervista a Libero è un fiume in piena: “Il 25 marzo 2023, quando sarà finito tutto questo, mi troverete al San Raffaele di Milano, dove ho vinto un concorso del 2016”. In quell’ospedale, come è noto, lavora anche il primario di Anestesia e rianimazione – nonché medico personale di Silvio Berlusconi – Alberto Zangrillo. Sileri difende anche lui dalle critiche ricevute: “Arrivano da chi non ne capisce. Io ho avuto il Covid, e quando sono stato male io stesso dissi a molti che se qualcosa fosse andato storto il San Raffaele sarebbe stata la sede per il ricovero. Zangrillo ha usato un’espressione infelice, ma molti degli addetti ai lavori hanno capito benissimo che cosa intendesse: che il virus non arrivava più in terapia intensiva. Ora sì, il virus circola, più persone rischiano di andare in terapia intensiva. Ma ci sono differenze. Durante la prima ondata si moriva in casa e il medico arrivava due giorni dopo il decesso. Ora non è più così”.

Poi le critiche al governo. Il viceministro vorrebbe più trasparenza e anche allargare il tavolo del Cts. E poi sulle chiusure varate dall’ultimo Dpcm, non è del tutto concorde, anche perché “in terapia intensiva ci sono ancora molti posti e la crescita dei ricoverati non è esponenziale. Il numero dei positivi è altissimo ma la maggior parte di loro non è malata: bisogna distinguere e non creare inutile terrorismo. Stiamo paralizzando un Paese in attesa di omologare i test salivari. Inconcepibile”.

Quanto al modo in cui il governo sta affrontando questa ondata dell’epidemia, aggiunge Sileri: “Io sono per allargare il tavolo del Comitato Tecnico Scientifico e renderne più trasparenti le logiche e le modalità operative. Mi pare doverosa la trasparenza di questi tempi: non si possono affidare a consulenti di nomina governativa decisioni fondamentali per tutto il Paese. La prima cosa da fare è aumentare la capacità diagnostica. Dividiamo la popolazione in tre fasce: basso, medio e alto rischio. Usiamo il test rapido antigenico per coloro che sono a basso e medio rischio e sottoponiamo solo la terza fascia al tampone; così si riescono a mappare 400mila persone al giorno e non sprechiamo tamponi per soggetti che non essendo contatti stretti non sono a rischio elevato”.

Continua Sileri: “È assurdo quello a cui stiamo assistendo, con migliaia di persone che prendono d’assalto i pronto soccorso per sintomi sovrapponibili a quello del Covid, oppure file interminabili per fare un tampone. Avere più offerta diagnostica più semplice del tampone e fruibile dai medici di medicina generale, nelle farmacie o nel privato e, perché no, anche negli studi dentistici aiuterebbe il sistema in toto. Facciamo troppi tamponi alle persone sbagliate – precisa Sileri -. Se io risulto positivo, si può fare il tampone ai miei assistenti, ma non a tutto il piano. Per gli altri basta un test antigenico rapido o salivare che costa un quinto e hai il risultato in un’ora anziché in cinque giorni. Con il Covid bisogna agire come con tutte le altre patologie”.

“Gli scienziati – conclude Sileri – hanno punti di vista personali differenti ma anche rivalità accese. Le parole di Zangrillo sono state strumentalizzate. Mi sembra che a volte molti miei colleghi in camice utilizzino la tv per sfide e scopi personali. Vado al San Raffaele di Milano perché è l’eccellenza in Italia. Ormai la maggior parte di chi entra o rimane in politica lo fa per i soldi o per il potere. Io guadagnavo di più da medico che da viceministro e il potere per me è fare le cose che ritengo utili per il Paese. Da presidente della Commissione Sanità ho sbloccato la legge che permette la ricerca sui cadaveri, velocizzato la legge sulla rete dei registri dei tumori e molto altro. Mi basta questo per sentire di aver fatto il mio dovere”.

Infine, alla domanda se “siamo alla vigilia di una crisi come quella del marzo scorso”, ha risposto: “Faccio fatica – conclude – a immaginarmi uno scenario simile a quello di marzo. Prevedo un’ulteriore salita dei contagi, ma graduale per quanto riguarda i posti in terapia intensiva e spero che quando si vedranno i primi effetti del decreto della Presidenza del Consiglio la curva si addolcirà. Serviva, e serve, un uso spregiudicato della diagnostica. Questo è stato il grande errore”.

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