Il governo ha deciso di proseguire sulla strada dell’intolleranza, della discriminazione e dell’antidemocraiza. E ha deciso di farlo su tutti i livelli, anche prendendo di mira i più piccoli, i nostri figli. Per questo ora vuole tornare a creare le classi differenziate per escludere i bambini non vaccinati dalla vita scolastica e quindi dalla socialità. Come spiega Irene Cosul Cuffaro su La Verità, commentando le nuove norme sulla quarantena si evince che “i bambini che ancora non hanno porto il braccio, se a contatto con un contagiato, magari la mamma o il papà, sono costretti a perdere giorni di scuola e rimanere chiusi in casa, a differenza dei compagni vaccinati. Una discriminazione evidente, utile a spingere i genitori a portare all’hub i figli onde evitarne l’esclusione sociale” e dalla scuola. (Continua a leggere dopo la foto)

L’intento discriminatorio è stato infatti messo nero su bianco durante la riunione tra il presidente del Friuli Venezia Giulia e capo della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga (Lega) con i ministri dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e della Salute, Roberto Speranza, nella quale è stata avanzata l’ipotesi di nuove norme pure per quanto riguarda le quarantene degli studenti e del mondo scuola. “La proposta delle Regioni è infatti quella di eliminare i test per gli alunni vaccinati in caso di presenza di uno o più positivi in classe, prevedendo nel caso di doppio contagio solo l’autosorveglianza (cinque giorni) per i ragazzi vaccinati e la quarantena di dieci giorni con Dad e test al termine dell’isolamento per i non vaccinati, compresi i bambini delle elementari e prima media”. (Continua a leggere dopo la foto)

Niente Dad, dunque, ma solo per i vaccinati. I non vaccinati, invece, avranno un trattamento diverso. Che Stato è quello che si comporta così anche con i più piccoli? “L’ipotesi proposta dalle Regioni riesce in un colpo solo a calpestare il diritto allo studio e quello alla privacy. Infatti, gli studenti costretti a stare a casa e seguire le lezioni da dietro allo schermo sarebbero inevitabilmente penalizzati dal punto di vista didattico e relazionale. Anche il più strenuo difensore della didattica a distanza, infatti, non può negare l’impoverimento dell’insegnamento e dell’apprendimento non in presenza”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Cuffaro: “L’assenza degli alunni, riconducibile alla mancata iniezione, poi, sarebbe evidente agli occhi dei compagni e dei maestri, con tanti saluti alla riservatezza che, almeno finora, era un diritto garantito a chiunque. Non solo dita puntate contro i non vaccinati adulti, accu-sati di essere responsabili dei contagi e soggetti a una campagna di denigrazione a tratti ormai quasi grottesca, utile a coprire i disastri governativi nell’arginare la pandemia; ora la gogna tocca pure ai più giovani, fin dalle elementari”.
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