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Scordamaglia di Filiera Italia: “Recovery Fund? Serio rischio di tasse sul Made in Italy”

Pubblicato il 29/05/2020 12:02 - Aggiornato il 29/05/2020 12:07

Luigi Scordamaglia è consigliere delegato di Filiera Italia. E dice che dal Recovery Fund sente arrivare puzza di tasse sul Made in Italy. Ma la questione è addirittura più complessa di quanto possa sembrare. Mentre Conte e il governo esultano per i fantamiliardi europei, c’è chi prova ad analizzare la realtà. E quello che emerge è un vuoto cosmico che rischia di mettere davvero in ginocchio l’Italia. Claudio Antonelli ha intervistato Scordamaglia per La Verità, e qui il consigliere di Filiera Italia parla di una proposta di Recovery fund illustrata al 50%, perché si è parlato solo del lato sovvenzioni e prestiti e non della seconda gamba. Nell’arco dei sette anni, infatti, potremmo essere pesantemente penalizzati in comparti economici in cui tocchiamo l’eccellenza, come il made in Italy.

Chi più solleva interrogativi è infatti il comparto agroalimentare tra revisione della Pac, politica agricola comune e arrivo di nuove imposte transnazionali legate al green e alle emissioni di CO2. “Serve massima attenzione alle modalità con cui la Commissione dovrà recuperare le risorse prese in prestito sui mercati”, spiega al La Verità Scordamaglia. “Prima di chiudere un contratto, bisogna definire i dettagli perché è in questi che si possono nascondere le penalizzazioni. In pratica, prima di prendere i soldi bisogna capire se in termini diretti e indiretti alla fine dei 7 anni ci costeranno più del beneficio immediato: la liquidità”. Come ripagheremo, dunque, i prestiti e le sovvenzioni? “Bisognera capire in che modo l’Europa dovrà recuperare questi finanziamenti”. E qui veniamo ai dolori nascosti nei dettagli.

Commenta Scordamaglia: “Si ventila l’ipotesi di creare qualcosa di più preoccupante per condizionare i comportamenti dei cittadini. Mi riferisco alla Sugar tax e anche all’idea di tassare altri alimenti. La Commissione europea ha appena presentato una strategia che contiene elementi di possibile penalizzazione dell’agroalimentare italiano. Preoccupa, infatti, che la Commissione possa avere mano libera per introdurre tasse sull’alimentazione avvantaggiando modelli diversissimi dal nostro o sulle emissioni di CO2 che potrebbero penalizzare pure l’agricoltura”.

Anche sulla Pac potrebbero esserci sorprese negative per l’Italia: “Secondo Filiera Italia, bisogna essere certi che dei 348 miliardi che costituirebbero la nuova voce per la posta Pac l’Italia alla fine non scopra di essere penalizzata più di altri Paesi. Usciamo da una emergenza che ha evidenziato l’importanza di aumentare l’autosufficienza agroalimentare europea, guai a immaginare tasse o tagli che invece di sostenerla potrebbero metterla in discussione. Prima di firmare definiamo ogni dettaglio presente e futuro gli aiuti in arrivo. Chiudere un accordo che può portare tasse sui nostri alimenti e sui prodotti made in Italy o penalizzare la Pac sarebbe inaccettabile”.

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