La resa dei conti, nel Partito Democratico, è appena cominciata. L’esito dell’ultima tornata elettorale è stato al di sotto delle aspettative, nemmeno troppo alte, con Enrico Letta che ha subito annunciato un passo indietro. Ma tra i dem c’è chi è convinto che non sia sufficiente l’ennesimo cambio di segretario per risolvere i problemi. Rosy Bindi vorrebbe addirittura sciogliere il Pd, mentre per Roberto Morassut andrebbe cambiato innanzitutto il nome: “Democratici”.
La dirigenza dem sembra in tilt, con correnti varie in fibrillazione e un generale senso di scoramento. Compreso quello della componente femminile del partito che, come rivelato dal Tempo, ha già iniziato ad alzare la voce, lamentando il fatto che le quote rosa del Pd raggiungano appena il 30% nel Parlamento che verrà. Non bastasse sono fioccate le autocandidature in vista del congresso, a rendere ancora più indecifrabile il futuro: una lunga lista che parte da Stefano Bonaccini, per molti il favorito, e arriva a Elly Schlein passando per Andrea Orlando, Paola De Micheli e Matteo Ricci.
Ogni nome fa parte di una linea politica diversa: Orlando vuole il campo largo con il M5S, Bonaccini guarda di contro a Calenda e Renzi. Tutto è in discussione, dalle alleanze politiche al nome fino alla sopravvivenza del partito stesso. Letta ha annunciato un congresso in quattro fasi, che inizierà con una “chiamata” a tutti quelli che vogliono essere protagonisti di questa fase: “Abbiamo bisogno di un vero Congresso Costituente. Per questo vi chiedo di partecipare con passione e impegno, accanto ad altri che spero vorranno raggiungerci per fare insieme un percorso che, come proporrò alla Direzione convocata per la prossima settimana, dovrebbe essere articolato in quattro fasi”.
Un mese per raccogliere le forze, poi inizierà la seconda fase: “Quella dei nodi. Consentirà ai partecipanti di confrontarsi su tutte le principali questioni da risolvere: l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione”. Terza fase: “Il confronto sulle candidature, una selezione per arrivare a due candidature tra tutte, da sottoporre poi al giudizio degli elettori”. Infine le primarie: “Saranno i cittadini a legittimare la nuova leadership attraverso il voto”.
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