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Rutte sputa in faccia all’Italia in crisi: “Dovete imparare a farcela da soli. Serve rigore”

Pubblicato il 03/07/2020 12:23

Il premier olandese Mark Rutte continua a esprimere la sua linea, in modo così limpido e trasparente da fare quasi paura. Ad ogni intervista ne approfitta per ribadire il suo disprezzo nei confronti dell’Italia. Non perde occasione per darci dei nullafacenti e dei parassiti. Secondo lui dovremmo “farcela sa soli”, perché nella sua testa il nostro Paese va avanti solo grazie ai soldi (le mancette) dell’Europa. Da dieci anni guida uno dei Paesi più ostili a modificare le regole che reggono il bilancio europeo e che è uno dei paradisi fiscali all’interno dell’Ue. Però fa la morale agli altri. “Niente contributi, un sistema di prestiti è molto più logico. Capiamo l’appello alla responsabilità, ma dobbiamo pensare anche a noi stessi”, dice in un’intervista al Corriere della Sera.

È Rutte il leader morale della ‘banda dei quattro”, Austria, Olanda, Svezia e Danimarca, i cosiddetti “Paesi frugali” che chiedono limiti e condizioni precise a un aiuto. Vogliono il rigore e i vincoli. Per spremere fino al midollo l’Italia. Dice Rutte nell’intervista: “L’impatto della pandemia per l’Italia è stato enorme, sia in termini di vite umane che di danni all’economia. Lo capiamo e per questo dobbiamo essere pronti ad aiutare l’Italia, ma anche altri Paesi come la Spagna per esempio, a superate la crisi economica. Dobbiamo farlo per spirito solidale, ma anche perché io credo che un’Europa forte sia nell’interesse di tutti. E questo significa anche un’Italia forte”. Frasi di circostanza che nascondono una sola volontà: mettere vincoli e tenere l’Italia nell’Eurogabbia che loro governano.

Il Recovery Act? “L’Olanda capisce e appoggia l’appello alla solidarietà. Ma responsabilità significa anche che noi dobbiamo assumerci la nostra. Dobbiamo solidarietà ai Paesi più colpiti dalla pandemia, sapendo però che anche noi siamo stati colpiti gravemente. Ciò significa che gli Stati i quali necessitano e meritano aiuto devono anche far sì che in futuro siano capaci di affrontare da soli crisi del genere in modo resiliente. E voglio aggiungere che ammiro ciò che fa Giuseppe Conte, cercando di varare un pacchetto di riforme mirate ad aumentare la produttività e la competitività dell’Italia, incluse misure impopolari. È un buon inizio e spero che prosegua. Perché è cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola”. Ecco il nocciolo: Conte, dunque, sta varando riforme dettate dall’Europa. “Impopolari” le chiama Rutte. Sono riforme che ammazzeranno il nostro Paese. A che pro?

Perché prestiti e non contributi? Ecco come la vede Rutte: “Un sistema di prestiti è molto più logico. Anche quelli sono aiuti. E dalle analisi della Commissione, sappiamo che la sostenibilità del debito di Italia e Spagna non sarà diminuita da nuovi prestiti. Per questo la nostra posizione è che l’aiuto dev’essere fatto di prestiti e non di contributi. Ma insistiamo anche perché ci si concentri sull’aumento della competitività e della resilienza dei Paesi che li ricevono”.

Chiosa finale sul giogo europeo, ossia il Patto di Stabilità: “Dovremmo fare qualcosa per assicurare che venga applicato in modo rigoroso. Io riconosco che abbiamo bisogno di spendere di più. Ma dico che bisogna orientare questa spesa agli investimenti. Dobbiamo tenere i nostri occhi puntati sul futuro”.

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