Un’estate da incubo. Quella che ci aspetta a causa dell’incapacità decisionale di un governo che, sul conflitto in corso in Ucraina, continua ad assumere una posizione totalmente subordinata rispetto a quella degli Stati Uniti, pagando però un prezzo altissimo per le sanzioni imposte a Putin. Che continua a non attivarsi per contenere gli sbarchi di migranti sulle nostre coste, sempre più allarmanti nei numeri. E con tensioni crescente sul fronte cereali, con l’Unione Europea che per aiutare i Paesi membri ad affrancarsi dal gas russo ha già iniziato a togliere preziose risorse al settore agricolo. Gli ingredienti per un vero e proprio disastro, insomma, ci sono tutti.
Per quanto riguarda l’immigrazione, ci si avvia forse addirittura verso la peggiore estate di sempre per quel che riguarda il tema sbarchi. La situazione si è già fatta insostenibile a Roccella Jonica, in Calabria, e continua a peggiorare a Lampedusa, dove si è arrivati a ospitare mille persone in una struttura dalla capienza complessiva di 250, con soli tre bagni chimici a disposizione. A preoccupare sono anche le coste salentine e calabresi, oltre alla Sardegna, prese di mira dai barconi dopo il boom della rotta turca.
Mentre il governo resta immobile sul fronte sbarchi, l’Ue infligge altri, durissimi colpi all’agricoltura, già messa in ginocchio dal caro-energia e a secco di manodopera. Ursula von der Leyen e il suo vice Frans Timmermans hanno annunciato il Repower Ue, un piano che servirà a staccarsi dal gas russo e che prevede un investimento complessivo per 210 miliardi di euro da qui al 2017. Una parte di questi soldi sarà preso dalla Pac, Politica Agricola Comune, con gli aiuti alle aziende agricole, che pure ne avrebbero un estremo bisogno, che si andranno così sempre più assottigliando nella sostanza.
Come spiegato da Carlo Cambi sulle pagine della Verità, all’agricoltura saranno destinati fondi in compartecipazione (l’Italia dovrà quindi metterci una parte) per un totale di 1,2 miliardi di euro da dividere per 1,5 mililioni di aziende agricole e 70.000 agroalimentari, per una media di circa 764 euro a testa. Il tutto mentre la tensione sul grano è alle stelle, mancando almeno la metà della produzione ucraina, con la pressione che si sta già scaricando su altri cereali: l’orzo è al massimo da sei anni, il riso ha subito aumenti del 25%. L’Ue sembra non accorgersene e, anzi, non manca di sottolineare come l’agricoltura sia nemica dell’ambiente.
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