Tirare il freno a mano prima che la macchina giallorossa vada a schiantarsi, a causa di una componente grillina dalla tenuta tutt’altro che sicura. Questo, al momento, il piano di Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, consapevoli della necessità di placare lo spirito combattivo di Nicola Zingaretti, pimpante dopo le elezioni Regionali, per non causare di rimando la completa disgregazione del M5S. Il tema più delicato, in questo senso, è il Mes: il Pd ha rilanciato la necessità del Fondo Salva-Stati, il premier, che pure in passato ha mostrato tutta la sua approvazione, ha spostato più in là l’appuntamento.
Per dare un po’ di respiro a un Movimento che attende i prossimi Stati Generali come probabile punto di non ritorno, servono i soldi del Recovery Fund, e presto. Con l’accordo sul bilancio fra i ventisette Stati dell’Unione Europea che rischia di trasformarsi in un macigno, facendo slittare, in caso di mantesa in tesa, i tempi dell’erogazione dell’attesa liquidità. E così Conte ha chiesto al ministro degli Affari Europei Ezio Amendola di volare a Berlino per strappare un patto alla Germania: un asse comune per velocizzare il più possibile le procedure, che si sono già scontrate con le rimostranze di Polonia e Ungheria.
Per un Paese come l’Italia, con un debito pubblico che sfiora il 160% del Pil, l’arrivo dei soldi del Recovery Fund è d’altronde un passaggio fondamentale, vitale. Senza quelli, il ritorno alla normalità dopo la crisi economica rimarrebbe soltanto un’utopia. E così ecco che di colpo la Merkel, che nel governo Conte vede un prezioso argine alle spinte sovraniste, si trasforma in un prezioso alleato. E il Mes? Gualtieri ha cercato di gettare un po’ d’acqua sul fuoco del Movimento Cinque Stelle: “Per il Fondo Salva-Stati c’è tempo fino a dicembre”.
Il partito dei favorevoli, dunque, non è ancora tramontato, in barba alle pericolose analisi di tanti economisti e a calcoli che evidenziano come, tra l’altro, i soldi del Fondo non sono nemmeno così necessari per l’Italia, a fronte del rischio di legarsi ulteriormente agli umori della Troika. L’appuntamento è soltanto rinviato: di sicuro a dopo novembre, quando il Movimento 5 Stelle avrà affrontato gli Stati Generali e avrà più chiaro il proprio futuro. A quel punto, c’è da scommetterci, in tanti torneranno pronti alla carica.
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