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“Vogliono uccidere il Made in Italy”. È bufera contro l’Ue: produttori italiani sulle barricate, guerra all’Europa

Pubblicato il 12/09/2022 14:08 - Aggiornato il 17/05/2023 11:52

L’Europa continua a confermarsi la solita matrigna per l’Italia. Ed è probabilmente anche per questo che il partito di Gianluigi Paragone, Italexit, cresce sempre più nei sondaggi, perché i cittadini si stanno rendendo sempre più conto di quanto l’Ue sia uno svantaggio piuttosto che un guadagno per il nostro Paese. Dopo aver ucciso la nostra economia, con la connivenza di governi pilotati da Bruxelles proprio per perseguire questo fine, ora cercano il modo di dare un altro colpo di grazia. Ma non avranno vita facile. Stiamo parlando della difesa del nostro Made in Italy e della guerra al Nutriscore. “Le etichette semplici, valutative e con codice di colore sono più facilmente comprensibili” perché “richiedono meno calcoli mentali per essere elaborate”. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di uno studio sull’etichettatura degli alimenti pubblicato venerdì dal Centro Comune di Ricerca della Commissione europea. Una ricerca che fa discutere perché finisce di fatto per strizzare l’occhio al Nutriscore, l’etichetta a semaforo nata in Francia che penalizza l’agroalimentare Made in Italy. (Continua a leggere dopo la foto)

I risultati del report, infatti, verranno presi in considerazione per la definizione del nuovo regolamento sull’etichettatura fronte pacco obbligatoria dei prodotti, che la Commissione europea dovrà varare al più tardi nel 2023 per promuovere un’alimentazione sana e ridurre di incidenza di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e cancro sul Vecchio Continente. Come al solito, però, dietro il sano principio che ammanta tutto c’è in realtà la precisa volontà di favorire un’economia a svantaggio di un’altra. E siccome la nostra proprio non gli piace, saremo ancora una volta gli agnelli sacrificali della situazione. Uscire da questa Europa è solo che una liberazione da salutare con entusiasmo. Via libera, quindi, al Nutriscore, e stop al Nutrinform battery, il sistema che il governo italiano considera più preciso ed esaustivo rispetto all’etichetta a semaforo messa a punto Oltralpe dal nutrizionista Serge Hercberg. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiega Il Giornale, “non si tratta del primo endorsement del Centro Comune di Ricerca al Nutriscore. L’orientamento favorevole al sistema che premia gli alimenti con meno zuccheri, grassi e sale, senza contare però l’effettivo utilizzo del prodotto nella dieta, era stato espresso già nel 2020, in un altro report sull’argomento, in cui venivano definite più utili le etichette che utilizzano una scala di colori come indicatore. Il problema è che considerando il valore dei nutrienti per 100 grammi di prodotto il Nutriscore finisce per scoraggiare il consumo di prodotti salutari che sono alla base della dieta mediterranea, come l’olio extravergine d’oliva, considerato paradossalmente meno sano di una bibita gassata senza zucchero dall’algoritmo che assegna le gradazioni di colore. I risultati dell’analisi del Centro Comune di Ricerca della Commissione non sono passati inosservati. E anzi, hanno sollevato una vera e propria bufera”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Il Nutriscore è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”, è stato il commento della Coldiretti. Altrettanto netto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che accusa il Nutriscore di “portare il consumatore a fare delle scelte non ponderate, basate solo su una veloce lettura”. Anche per Carlo Piccinini, di Alleanza cooperative Agroalimentari, l’etichetta a semaforo premia i “cibi industriali che vengono lavorati ad arte proprio per avere un punteggio migliore” e “penalizza i tantissimi prodotti tradizionali di cui la dieta mediterranea è ricca”. Per la Cia-Agricoltori Italiani indagini come quella del Ccr non devono trasformarsi in direttive. Il Nutriscore, ricorda l’associazione “mette a rischio il Made in Italy di qualità con un sistema di etichettatura ambiguo che non informa, ma condiziona le scelte alimentari dei consumatori”. Protesta anche il Codacons, che promette “iniziative di boicottaggio contro le aziende che adotteranno classificazioni degli alimenti fuorvianti e ingannevoli”.

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