Cosa bolle veramente in pentola in queste ore tra gli esponenti del governo giallorosso? Dell’avversione di Matteo Renzi all’istituzione di una task force per gestire i soldi del Recovery Fund, come inizialmente auspicato dal premier Giuseppe Conte, è ormai noto, come un dato di fatto la marcia indietro, almeno parziale, di Palazzo Chigi sul tema. La partita, però, non è così semplice come potrebbe sembrare. E a dimostrarlo ci sono gli effetti già prodotti dalle prime mosse dei contendenti.
Sul fronte task force, oltre al nome e ai poteri dovrebbero cambiare anche i ministri che svolgeranno il ruolo di raccordo, inizialmente indicati nelle figure di Enzo Amendola (Politiche Europee) e Stefano Patuanelli (Sviluppo). Nomi sgraditi anche a Luigi Di Maio, che ha remato a sua volta contro. Ma a saltare in queste ore è stato anche l’emendamento alla manovra di bilancio che avrebbe dovuto portare alla nascita di una fondazione per la cyber-security, con il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) che avrebbe dovuto avere un ruolo chiave. Un passaggio tutt’altro che banale.
Come sottolineato Repubblica, infatti, la sfida tra Renzi e Conte è anche sui servizi: l’ex Rottamatore non accetta che il suo successore continui a tenere stretta la delega e prepara l’ennesimo braccio di ferro, consapevole di non avere sostanzialmente nulla da perdere. E convinto che l’ipotesi di un terzo esecutivo guidato dall’Avvocato del Popolo non sia affatto da scartare, nonostante gli avvertimenti del Quirinale che ha parlato di voto in caso di crisi. Il modo migliore per soddisfare le mire del leader di Italia Viva.
Renzi avrebbe puntato uno dei due ministeri chiave per la gestione delle risorse del Recovery Fund, Sviluppo o Infrastrutture. Un modo per ribadire ancora una volta che la sua voce conta, eccome se conta. La preoccupazione all’interno della formazione giallorossa, Pd in primis, è che però gli appetiti del Rottamatore non si sazierebbero nemmeno in quel caso. I mesi successivi presenteranno passaggi chiave come la riforma elettorale. Anche in quel caso, c’è da scommetterci, se ne vedranno delle belle.
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