x

x

Vai al contenuto

Rave di Viterbo, camper scortati dalle forze dell’Ordine. Perché Lamorgese non fermò tutto?

Pubblicato il 08/09/2021 11:40 - Aggiornato il 08/09/2021 11:41

Perché la ministra Lamorgese non fermò subito il rave di Valentano, in provincia di Viterbo, prima che questo iniziasse? La Verità, grazie a fonti ministeriali, ha intercettato la nota prefettizia che svela come quel party non sia stato un evento inaspettato e iniziato dal nulla. Anzi, era stato monitorato e qualcuno, tra le forze dell’ordine, aveva provato pure a chiedere il blocco dell’afflusso di mezzi che, incolonnati, si stavano dirigendo dalla zona di Orbetello verso il luogo del rave, a cavallo tra Toscana e Lazio. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrivono i giornalisti Giacomo Amadori e Paolo Gianlorenzo: “I militari avrebbero ricevuto come risposta che l’indicazione era quella di «monitorare il traffico e non di bloccarlo». Un ordine che, come vedremo, sarebbe arrivato da Roma. Il fatto che l’emergenza sia scattata nel ponte di Ferragosto non ha aiutato. Infatti sembra che nelle rispettive sedi non ci fossero né i questori (i referenti locali per l’ordine e la sicurezza pubblici) di Grosseto (Matteo Ponziani) e Viterbo (Giancarlo Sant’Elia), né il prefetto di Grosseto, la neonominata (il 9 agosto scorso) Paola Berardino, figlia di Francesco Berardino (ex segretario generale del Cesis ed ex capo segreteria del capo della Polizia) e moglie del prefetto di Roma Matteo Piantedosi. A sostituirli i vicari”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’unico che pare non si fosse allontanato per le ferie era il prefetto di Viterbo Giovanni Bruno, ma anche il suo ufficio sarebbe stato informato a cose ormai compiute. Un sedicente “ex frequentatore di rave party” contatta i carabinieri e fa riferimento a un possibile rave “organizzato in una località dell’Alto Lazio, verosimilmente lago di Mezzano, del quale avrebbe avuto a breve le coordinate”. La fonte, alle 0,59, invia ai carabinieri “le coordinate del luogo del possibile rave” e spiega che il ritardo è dovuto al fatto che “gli organizzatori, prima di condividere la posizione dell’evento” si vogliono assicurare “di aver già posizionato i mezzi pesanti e avviato la musica”. (Continua a leggere dopo la foto)

A quel punto l’Arma di Tuscania dispone “l’invio di altre pattuglie” e chiede a Pitigliano “il blocco degli accessi dal Nord”. Un’«esigenza», quella di «bloccare gli accessi dalla Toscana» ribadita in più interlocuzioni anche dal capo servizio della pattuglia di Valentano. Ma, si legge sempre nella nota, “la centrale operativa di Pitigliano rappresentava che aveva indicazione di monitorare il transito e non di bloccarlo”. Chi aveva dato questo input? “A quanto risulta alla Verità l’ordine sarebbe partito dalla sala operativa del Dipartimento di pubblica sicurezza di Roma. Ovvero dagli uffici centrali della polizia di Stato. Evidentemente qualcuno aveva ritenuto meno rischioso lasciare svolgere l’evento che bloccarlo tout court”. (Continua a leggere dopo la foto)

E aveva persino ordinato di “scortare” i partecipanti. Alle 2,30 sono informati di quanto stia accadendo il Comando provinciale dei carabinieri e la Questura di Viterbo. Nel frattempo inizia un via vai di uomini delle forze dell’ordine: “Da quel momento sono state identificate, secondo le cronache, oltre 3.000 persone e 700 tra automobili e camper. Mezzi che, almeno in parte, erano stati accompagnati lì dalle stesse forze dell’ordine che li avrebbero successivamente controllati”. Il ruolo della ministra, dunque, è giustamente in discussione. È stata presa una decisione nettamente sbagliata e una sottovalutazione che rivela una inadeguatezza del ruolo.

Ti potrebbe interessare anche: Barbero all’attacco: “Il governo ritiene di poterci togliere i diritti fondamentali”