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“Questa bolletta è un insulto”. La risposta da applausi dello storico gelataio romano (video)

Pubblicato il 21/09/2022 13:27

Vi abbiamo raccontato in questi giorni, attraverso le pagine del Paragone, di come tante aziende italiane si stiano già trovando alle prese con degli esborsi insostenibili a causa della crisi energetica, rischiando di dover chiudere i battanti. L’ennesimo caso è stato raccontato in queste ore da Andrea Fass, gestore e titolare di una storica gelateria di via Principe Eugenio a Roma e che si è visto recapitare in queste ore una spiacevolissima sorpresa: aprendo una busta, ecco infatti presentarsi davanti ai suoi occhi una bolletta dall’importo mostruoso di 18 mila euro.

A denunciare l’accaduto è stato lo stesso Fassi, che ha pubblicato su Facebook una foto della bolletta incriminata. “Questa bolletta è un insulto a tutto quello che ho fatto fino a ora. Come amministratore delegato del Palazzo del Freddo, come socio fondatore della Scuola di scrittura Genius, unico vero capolavoro dopo mia figlia Amelia, come consigliere Fipe e come vicepresidente dei locali storici d’Italia sempre per Fipe, penso questa bolletta sia un punto a capo per la mia vita e per quella di molti altri”.

E ancora: “Questa bolletta è l’esempio limpido del venir meno di un patto fondamentale tra stato e imprese, violenta i miei limiti, il mio ego, la mia onestà, i ragazzi che lavorano con me. E vale per tutti. Polverizza la speranza, inaridisce i desideri. È una goccia densa di tutto quanto ci sia di sbagliato al mondo oggi, della direzione storta di questo presente.La pagherò, venderemo novemila coppette da due euro al mese solo per pagare la corrente o forse diventerò un influencer su Tik Tok per non pensarci”.

Una situazione, quella vissuta da Fassi, che già tanti altri imprenditori hanno sperimentato sulla propria pelle, dando il via a una serie di proteste contro bollette talmente alte da risultare insostenibili. Il tutto mentre gli esponenti del governo Draghi continuano a promettere interventi in tempi rapidi che, un po’ come i rincari della pandemia, non si vedono mai. Lasciando le aziende italiane abbandonate a loro stesse, costrette a fallire per le colpe degli altri.

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