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Ponte Morandi, rinvio a giudizio per 59 dei 69 indagati. Tremano Aspi e ministero

Pubblicato il 25/06/2021 09:06

La procura di Genova procede spedita per fare giustizia sulla tragedia del ponte Morandi, in cui morirono 43 persone, e chiede che 59 dei 69 indagati per la strage vengano processati. Così come le due società chiamate a rispondere ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa, ovvero Autostrade per l’Italia e Spea, il soggetto che all’epoca monitorava le infrastrutture del concessionario. Come spiegano Marco Fagandini e Tommaso Fregatti su La Stampa, “le posizioni degli altri dieci indagati invece vengono stralciate, per essere sottoposte a un’ulteriore valutazione, prima di decidere se archiviarle o meno”. (Continua a leggere dopo la foto)

Le tempistiche programmate dagli inquirenti sono state rispettate. “Non è stato perso neppure un giorno a disposizione per l’inchiesta”, aveva detto il procuratore capo Francesco Cozzi. E il piano di arrivare alle richieste di rinvio a giudizio prima della pausa estiva si concretizzerà in queste ore, quando saranno notificati materialmente i documenti. A quel punto si chiarirà anche quali sono i dieci nomi “congelati” dai magistrati. Poco più di due anni e nove mesi sono serviti agli investigatori per fare luce su quel 14 agosto del 2018. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive ancora La Stampa: “Quando il viadotto Morandi era crollato ed erano morte 43 persone. Per gli inquirenti, quei 59 indagati già sapevano delle fragilità del viadotto. Ma non avrebbero fatto niente o quasi per monitorarne lo stato di salute effettivo. E per rinforzarlo come sarebbe stato necessario, a partire dallo strallo sud della pila 9, il primo a cedere. Il mantra era ridurre le spese in manutenzioni e sicurezza per aumentare i guadagni di Aspi, sostengono i finanzieri agli ordini dei colonnelli Ivan Bixio (Primo Gruppo) e Giampaolo Lo Turco (nucleo metropolitano), che hanno esaminato fra le migliaia di documenti dell’inchiesta anche anni di bilanci”. (Continua a leggere dopo la foto)

Illuminanti, per gli inquirenti, sono state anche le due perizie, una sulle condizioni del viadotto e una sulle cause del crollo. “Per i quattro autori della seconda, il crollo si sarebbe evitato se «fossero stati svolti i regolari controlli e le attività di manutenzione che avrebbero certamente individuato uno stato di corrosione cominciato sin dai primi anni di vita del ponte e che è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo», si legge nelle sintesi della perizia. Fra i 69 indagati ci sono figure di primissimo piano dell’epoca di Aspi, come l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, il responsabile dell’ufficio centrale operazioni Paolo Berti e quello nazionale delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ci sono poi responsabili e tecnici di Spea e dirigenti ministeriali nel mirino, coloro che per la procura avrebbero dovuto vigilare sul ponte Morandi e non lo fecero. “Tra questi ultimi il provveditore alle opere pubbliche per Piemonte e Liguria Roberto Ferrazza. I reati contestati a vario titolo sono omicidio stradale plurimo, crollo doloso, falso e attentato alla sicurezza dei trasporti”.

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