Cosa ci stanno dicendo davvero i dati sull’efficacia della terza dose? Se lo sono chiesto in queste ore Paolo Becchi e Nicola Trevisan sul sito di Nicola Porro, pubblicando un’analisi sugli effetti della somministrazione del booster alla popolazione italiana realizzata con l’aiuto dell’ingegner Giuseppe Cutuli di Trieste, che opera nel campo della ricerca e dello sviluppo. Uno studio basato sui dati dei report pubblicati dall’Iss, “ma riorganizzati in modo tale che le analisi di incidenze facciano riferimento allo stesso periodo”.
Le conclusioni dell’analisi sono le seguente: “Con l’arrivo di Omicron (da metà dicembre circa) la probabilità di venir contagiati si è alzata in maniera spropositata per qualunque fascia di età: la riduzione della possibilità di venir contagiati da persone vaccinate rispetto alle non vaccinate quasi si annulla per le fasce d’età 12-39 e 40-59, resta rilevante per la fascia di età 60-79 e si accentua per gli ultraottantenni”. Non solo: “Chi ha fatto il booster ha più probabilità di essere ospedalizzato di chi ha fatto solo due dosi anche da più di 120gg (ovvero di quelli che dovrebbero farsi il booster secondo le indicazioni del Ministero della Salute) per le fasce d’età 12-39 e 40-59, si vede un effetto di leggero miglioramento per la fascia 60-79, l’unico effetto chiaramente positivo si trova nella fascia 80+”.
Sempre secondo i numeri pubblicati da Paolo Becchi e Nicola Trevisan e che trovate nelle tabelle qui riportate, “chi ha fatto il booster ha più probabilità di morire di chi ha fatto solo due dosi anche da più di 120gg per le fasce d’età 40-59 e 60-79, l’unico effetto positivo si trova nella fascia 80+. Fortunatamente non si sono registrate morti nella fascia 12-39 a causa dei bassissimi numeri di under39 con il booster; per questo motivo poco si può dire sugli effetti in questa fascia, ma, per analogia con le ospedalizzazioni, sicuramente si può presumere che il booster non faccia bene nemmeno a loro”.
Lo studio, dunque, mostrerebbe come “il booster con Omicron non porta alcun sostanziale beneficio in termini di protezione al contagio nelle fasce di età 12-39 e 40-59 e 60-79” visto che la variante è in grado di aggirarne la protezione. I rischi, in caso di positività, “risultano addirittura aumentati per chi ha fatto la 3° dose rispetto a chi ha fatto le due dosi anche da molto tempo; questo vale per tutte le fasce d’età prese in considerazione, eccezion fatta per la fascia 80+”. In conclusione, secondo Becchi eTrevisan “le terze dosi per le fasce d’età medio-giovani sono DANNOSE” con l’impervesare della variante Omicron e andrebbero immediatamente interrotte.
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