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Pil a -12,8%, va peggio del previsto. Il governo si svegli: “Andati indietro di 25 anni”

Pubblicato il 01/09/2020 14:47

Il Pil italiano subisce un tonfo clamoroso. Era dal 1995 che non si leggevano numeri così. Gli effetti del lockdown voluto al governo, con il blocco delle attività e della mobilità, hanno fatto registrare un calo del 12,8%, mentre in termini tendenziali del 17,7%. Cifre da capogiro, che vanno a braccetto con quelle della perdita dei posti di lavoro e della chiusura definitiva della attività. L’Istat ha dunque rivisto al ribasso la stima preliminare diffusa il 31 luglio: nei dati di allora l’andamento congiunturale era del -12,4%, quello tendenziale -17,3%. La variazione acquisita per il 2020 diventa pari al -14,7%.

Secondo l’Istat, nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito del 12,1% rispetto al trimestre precedente e del 15% nel confronto con il secondo trimestre del 2019. Come spiega Cristina Casadel nella sua analisi per Il Sole 24 Ore, “nel confronto europeo l’Italia si distingue, ma in negativo, perché ha fatto peggio della media di Eurolandia. In generale è però evidente che a trascinare il Pil verso il basso è stata la domanda interna. Negativa anche la domanda estera, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. Guardando al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi”.

Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle amministrazioni pubbliche. “Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta – sottolinea Casadel – hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali”.

Inoltre, “si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%. Quanto invece alla spesa delle famiglie, ha registrato una diminuzione in termini congiunturali del 12,4%. Sui consumi, ieri, sono intervenute le diverse associazioni imprenditoriali che chiedono di uscire dalla fase emergenziale e un piano di intervento strutturale”. Il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara, aggiunge che “con il crollo del Pii e l’inflazione in negativo per il quarto mese consecutivo, il Paese è andato indietro di 25 anni. Senza misure per rilanciare i consumi non si riparte”.

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