Il fatto non sussiste. L’assoluzione di Matteo Salvini, imputato a Palermo con una accusa pesantissima, sta tutta in una formula che più piena non si potrebbe. Il fatto non sussiste, cioé l’intero impianto accusatorio si accartoccia totalmente. L’allora ministro dell’Interno agì nel pieno rispetto della legge, non sequestrò persone e contestualmente esercitò la sua azione di contrasto al mercato schifosissimo di essere umani.
Con questa assoluzione piena si può affermare che la politica può fronteggiare coloro che fanno i soldi sulla pelle dei migranti. Lo deve volere e non deve indugiare, come invece ha fatto la sinistra, in buonismi dannosi. Salvini era nel giusto. Non erano nel giusto coloro che hanno visto nell’azione del ministro una violazione delle leggi o peggio, come pur ho sentito dire, una violazione dei diritti umani “per la sua personale fame di propaganda”.
La sentenza di assoluzione dà un segnale ai tanti che evidentemente non hanno avuto la forza e il coraggio di difendere i confini dai mercanti di esseri umani e da quelle organizzazioni che pensavano di poter agire sempre secondo un loro diritto, come fosse superiore alle leggi internazionali e nazionali. Nel corso del processo l’avvocato Giulia Bongiorno è stata eccellente nel ricostruire i fatti e sottolineare tutte le misure che l’allora titolare del Viminale mise in atto per salvaguardare le persone più fragili.
Con la sentenza del tribunale di Palermo finalmente è chiaro che le ong non hanno sempre ragione solo perché difese da vip o dalla maggior parte della stampa incapace di leggere i fatti. Salvini è assolto e con lui è fatto salvo il principio di una nazione che ha il sacrosanto diritto di non diventare terra di sbarchi decisi con evidenti intenzioni politiche. Perde l’opposizione politica perché ha dimostrato che nulla ha fatto in passato per difendere gli italiani dagli arrivi indiscriminati: ora si capisce che bastava volerlo, bastava la linea della fermezza. Infine perdono completamente la faccia Giuseppe Conte e la combriccola di ministri – tra cui Toninelli – la cui torsione (per non dire altro…) da colleghi di governo a voltagabbana autorizzò l’autorizzazione a procedere per effetto della quale Salvini è poi andato a processo. Che tristezza ricordare le capriole dell’allora avvocato del popolo, “orgogliosamente populista” come egli stesso rivendicava, divenuto poi premier con il Pd e quindi grande accusatore per rifarsi una verginità.
Infine due parole sui giudici: più volte abbiamo detto che la magistratura italiana è per lo più composta da onesti professionisti del diritto e che solo una minima parte s’infila nei codici nel tentativo di incidere nelle scelte politiche. Per fortuna a Palermo (e non era per nulla facile) i giudici hanno analizzato i fatti per quel che sono stati. E stando ai fatti Salvini non sequestrò nessun migrante. Da oggi i mercanti di esseri umani e le ong in odor di propaganda sanno che l’Italia non è un porto che si sceglie per creare un problema al governo.