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“Non saremo la stampella di nessuno, ma il cane da guardia”. Paragone avverte il Palazzo

Pubblicato il 23/09/2022 10:10

Gianluigi Paragone, leader di Italexit, è stato ospite del forum ANSA in vista delle imminenti elezioni. E ha chiarito una volta per tutte che Italexit non è intenzionata a concedere nemmeno un appoggio esterno ad un eventuale governo di centrodestra: “Noi faremo il cane da guardia. Tanto a fare la stampella ci pensa Calenda”, risponde il leader dando subito una stoccata netta. Il senatore punta a conquistare le preferenze tanto della base storica di FdI e della Lega (dopo che “Salvini ha baciato la pantofola a Draghi”), quanto del Movimento da cui lui stesso proviene. Ma non ci sta ad essere inquadrato a destra o a sinistra: “Penso che quel pezzo d’Italia che 4 anni fa ebbe il coraggio di affidarsi ai 5 stelle ha fatto superare questi concetti”. Il leader di Italexit: “Obiettivo superare la soglia per entrare”. (Continua a leggere dopo la foto)

Interpellato sui leader politici del passato a cui potrebbe fare riferimento, Paragone risponde di non avere un “pantheon” ma esorta a rivalutare la figura di Bettino Craxi. “Non ho un Pantheon di riferimento ma è innegabile che le parole che Craxi disse rispetto all’Europa e agli Usa sono di buon senso. Dopo decenni bisogna avere il coraggio di pesare il passaggio del Psi di Craxi in quel contesto internazionale, non si può relegare solo a tangentopoli”. A suo avviso quella del partito socialista è una storia che va riletta una volta per tutte: “Quello che Craxi fece a Sigonella gli costò parecchio…”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sul fronte internazionale la ricetta di Paragone e Italexit è tranchant: “Sono tanto critico verso l’Ue da volerne l’uscita per poi ripartire con un dialogo tra paesi sovrani”, “riprendere la trama della Cee, nulla di più. Come si fa a conciliare la moneta unica e le asimmetrie fiscali?”. Oggi “il made in Italy è un’eccellenza nel mondo, la standardizzazione lo penalizza”, sostiene. Sul conflitto in Ucraina, Paragone auspica l’apertura immediata di un tavolo di mediazione con la Russia, con la consapevolezza che alla fine “anche il cattivo debba alzarsi con qualcosa in tasca. Se continuiamo su questo crinale non so come andrà a finire”, aggiunge. In politica interna dice di non temere lo strumento dello scostamento di bilancio, perché “serve un cambio di paradigma, dall’economia finanziaria a quella reale. La sanità è stata ridotta in brandelli con professionisti che operano in strutture fatiscenti”. (Continua a leggere dopo la foto)

La flat tax di Salvini e Berlusconi? “Mastichiamo le solite proposte mentre le multinazionali patteggiano sul gettito fiscale e questo non è concesso ai piccoli imprenditori in sofferenza – ribatte -. Servirebbe una flat tax al 15% per chi produce almeno all’80% made in Italy”. Infine, le critiche – mai celate – alla politica vaccinale e alle prime scelte operate all’inizio della pandemia dall’ex premier Giuseppe Conte: “Io avrei dato retta a tutti quei medici di base che mettevano in allarme e facevano strane segnalazioni, se gli avessimo dato retta ne avremmo capito di più”.

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