Il leader di ItalExit Gianluigi Paragone ha rilasciato una lunga intervista ad Antonio Di Francesco pubblicata su La Verità. È un ragionamento a 360 gradi sull’intera situazione che sta vivendo l’Italia. E non solo. “Tutti i ragionamenti sul Quirinale non tengono conto di un aspetto: i leader dei partiti non sono abbastanza forti da assicurare la compattezza dei gruppi parlamentari. Il più grande, quello del Movimento 5 stelle, sembra Kabul, nella Lega ci sono mal di pancia più o meno manifesti. Il segreto dell’urna può essere una sorta di rutto liberatorio: i parlamentari sono nelle condizioni di fare quel che vogliono, anche far saltare i giochini dei loro leader”. Quanto al suo gruppo, quello Misto, Paragone rivela: “È logico guardare a noi per capire quali siano gli orientamenti: il discorso vale durante la formazione dei governi, come è stato per esempio nel corso delle trattative per un possibile Conte ter, e vale ancor di più per le partite delicate come quella per il Colle”. Che cosa ha risposto Paragone alle avance di Tremonti? “Ho declinato l’invito. So che Tremonti avrebbe voluto tenerci per ultimi nelle interlocuzioni, per via della nostra posizione nei confronti dell’Europa: troppo oltranzista, a suo giudizio. Tremonti non ha alcuna fisionomia antisistema, io non posso votare chi non ha mai consumato uno strappo vero con l’Europa, nonostante le sue posizioni siano state spesso critiche. Hanno sbagliato a fare i conti: se una candidatura seria doveva essere, avrebbero dovuto almeno coinvolgerci dall’inizio nella scrittura di un patto fortemente critico nei confronti della Ue. Su questo, lui vacilla: in fondo, è sempre un uomo dell’Aspen institute”. (Continua a leggere dopo la foto)

Paragone poi spiega: “Salvini sta giochicchiando con più soggetti e Tremonti ci è cascato. Alla fine rimarrà un solo nome in campo: Mario Draghi. Se studiamo la partita in termini razionali, Mario Draghi è venuto qui per fare il presidente della Repubblica. Forte della sua capacità di tessere rapporti internazionali e globali, sa che potrà essere un presidente ‘alla francese’: controllore del presidente del Consiglio, espressione della sua volontà. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno bisogno di una copertura internazionale, Draghi può essere il garante. Poi, secondo me, li tradirà: nessuno dei due ha sufficiente sangue blu, inteso come blu Europa, per far parte di certi consessi”. Il trasloco al Quirinale sarebbe il viatico per nuove elezioni? “Non sarà così, Draghi non ha alcuna voglia di creare tensione nel Palazzo. Discorso diverso in caso di sconfitta”. Cosa intende? (Continua a leggere dopo la foto)

Spiega Paragone: “Laddove perdesse, dopo 3-4 mesi mollerebbe il governo. Sa benissimo che non potrà fare il presidente del Consiglio di una maggioranza che consumerà l’ultimo pezzo della legislatura litigando, con lo scopo di posizionarsi in vista delle elezioni politiche. Non rimarrà stritolato nella tenaglia dei partiti, nulla gli impedirà di approfittare di un momento di tensione, che capiterà, per cogliere la palla al balzo e andare via sbattendo la porta. È lo scenario più pericoloso per i partiti, che sono nel massimo della loro debolezza, come confermano i mal di pancia nei gruppi parlamentari”. Chi «impallinerebbe» Draghi? “Soltanto il pessimo stato di salute del Parlamento. Da oggi, i parlamentari possono fare quel che vogliono, approfittando del segreto dell’urna”. Paragone voterebbe Draghi? “Neanche sotto tortura, è un nemico culturale e quindi politico. Per quel che rappresenta, è quanto di più lontano possa esserci rispetto al mio pensiero”. (Continua a leggere dopo la foto)

Come giudica Paragone l’incapacità del Movimento 5 stelle di indicare un nome dipeso? “Il loro limite è la paura delle leadership. Nessuno è in grado di essere il leader del più consistente gruppo parlamentare, che oggi ha la stessa stabilità di Kabul. Dopo Grillo e Casaleggio, solo Luigi Di Maio ha saputo muoversi con una parvenza da leader. Conte non lo è e non lo è stato. Diciamoci la verità: non è capace. Aspira a fare il leader senza essere in Parlamento, ha avuto paura di confrontarsi in tutte le elezioni suppletive, non controlla i gruppi parlamentari. Insomma, è scarso. Casalino può fare tutte le campagne che vuole, ma Conte è destinato a gestire solo i numeri della sua pagina Facebook. Essere leader è un’altra cosa”. (Continua a leggere dopo la foto)

In chiusura, Paragone attacca: “Dell’eccesso di burocrazia, gli italiani ne hanno le scatole piene, anche rispetto a questa emergenza sanitaria. Sanno che il green pass e il super green pass non hanno alcuna ricaduta sanitaria, sono solo scartoffie. L’inganno peggiore di Draghi è stato quello di dire: ‘Vi mettiamo nelle condizioni di lavorare’. Ma poi vediamo qual è l’effetto: con le regole assurde sulle quarantene, la gente non esce. E poi ha fastidio a essere controllata. Arrivati a questo punto, vedo una specie di cattiveria nelle norme sulla pandemia: l’obbligo di vaccino per gli over 50, l’accanimento sui bambini, i direttori sanitari che si svegliano al mattino e decidono che le operazioni per i non vaccinati possono essere rimandate”. La manifestazione di Italexit cui ha preso parte il premio Nobel Luc Montagnier ha fatto piuttosto discutere, soprattutto tra gli scienziati. “Queste persone sono state abituate a essere trattate come delle star. Se arriva un signore che porta in piazza migliaia di persone, vuol dire che c’è voglia di sentire un altro punto di vista. Quando la scienza nega un altro punto di vista, diventa dogma”.
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