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Nel Paese dei riciclati: così i partiti sistemano i politici che restano “disoccupati”

Pubblicato il 10/09/2020 10:06

Certe vecchie abitudini del mondo della politica sono più difficili da sradicare della più ostinate delle erbacce. Anche oggi che, con l’arrivo del Movimento Cinque Stelle al governo, si promettevano rivoluzioni, abolizioni dei privilegi, schiaffi in faccia a una casta dai giorni ormai contati. Niente di più falso, come facile riscontrare. I grillini sono entrati nei palazzi e, trovandosi evidentemente a loro agio, stanno facendo di tutto per non uscirne più. Il resto dei partiti, per niente spaventato, continua di contro con le care, vecchie abitudini. Su tutte: il costante riciclo di personaggi che, una volta entrati nel giro che conta, non vengono più lasciati a spasso, senza occupazioni di un minimo rilievo.

Nel Paese dei riciclati: così i partiti sistemano i politici che restano "disoccupati"

È successo a tantissime figure nel corso della storia della nostra Repubblica. Continua a succedere. Prendere per esempio il pugliese Trifone Altieri di Forza Italia, in passato capo ufficio stampa di uno dei sottosegretariati alla Difesa e poi rimasto folgorato da Matteo Salvini. Candidato con la Lega senza successo, è stato premiato con la presidenza Invimit, società che gestisce la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. Mica male. La maggior parte dei “riciclati” dai vari partiti finisce però per accettare incarichi politici, anche di piccolo spessore. Tutto pur di restare aggrappati a qualcosa. Giacomo Stucchi, in passato parlamentare della Lega e sconfitto da Giorgio Gori nella corsa al ruolo di sindaco di Bergamo, è finito per esempio a fare il consulente della Regione Lombardia di Attilio Fontana.

Nel Paese dei riciclati: così i partiti sistemano i politici che restano "disoccupati"

Anche nel mondo pentastellato episodi del genere non sono così rari. Lo sa bene, come rivela Repubblica, l’ingegnere Filippo Nogarin, ex sindaco di Livorno per il Movimento salvo poi cadere “in disgrazia”, a suo dire per colpa di Luigi Di Maio e dell’avversione nei suoi confronti. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà gli ha però trovato un incarico nel suo staff, una posizione dallo stipendio niente male: 40 mila euro lordi l’anno. Ad agosto, poi, si è anche aggiudicato una consulenza per il Comune di Roma, pagato per assistere quel Gianni Lemmetti che era stato in passato suo assessore in Toscana.

Nel Paese dei riciclati: così i partiti sistemano i politici che restano "disoccupati"

Da Nord a Sud, un trend comune a ogni partito. Il mitico Scilipoti, eletto con Di Pietro e poi passato alla corte di Berlusconi nel 2008, dopo aver perso il ruolo di senatore è stato accolto dall’assessorato alla Salute della Sicilia. L’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, dopo aver tentato invano la corsa a sindaco di Viterbo, nel Lazio, con il Pd, si è ritrovato consigliere del ministro della Difesa Guerini. Un posto, insomma, alla fine si trova per tutti. Perché una volta entrati nel giro, rimanere davvero disoccupati è impossibile, a ogni latitudine politica.

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