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La richiesta dell’Aran: “Alzare tetto di 240mila euro per i vertici della Pubblica Amministrazione”

Pubblicato il 28/05/2021 15:19

In un frangente come questo, dove ci sono milioni di posti di lavoro persi, attività che hanno chiuso e mai riapriranno, e con i numeri sulla povertà degli italiani che crescono spaventosamente ogni giorno, oltra a Letta che chiede nuove tasse c’è anche chi pensa che una delle priorità sia quella di alzare il tetto degli stipendi degli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione. Il tetto ora è a 240mila euro annui. Pochi. A dirlo, nel corso di un’intervista a TPI, è Antonio Naddeo, presidente dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) l’ente che si occupa per parte statale della contrattazione collettiva del pubblico impiego. Cosa ha detto? (Continua a leggere dopo la foto)

Sostiene Naddeo: “Il tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240mila euro all’anno, va rivisto. Non perché si tratti di un trattamento economico basso, ma perché col tempo si è assottigliata la forbice tra i vertici amministrativo-istituzionali e altre figure dirigenziali che non hanno pari responsabilità”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il problema – secondo Naddeo – è che, con questo limite, “alcune figure istituzionali con grandi responsabilità e con un impegno lavorativo molto forte sono ferme a quel tetto, mentre i dirigenti di seconda fascia, i direttori generali e anche i capi dipartimento dei vari ministeri crescono, perché i contratti collettivi dei dirigenti garantiscono degli incrementi. Questo fa ridurre la forbice tra i vertici amministrativi-istituzionali e altre figure che non hanno pari responsabilità”. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi Naddeo si lancia in un esempio: “Il capo del Dipartimento della Protezione civile, il Ragioniere generale dello Stato, il comandante della Polizia. Hanno grandissime responsabilità, ma il loro trattamento economico è fermo a 240mila euro. Mentre un altro dirigente del ministero prende non la stessa cifra ma poco meno. Eppure la differenza del tipo di lavoro è ben visibile. Si può ragionare, ad esempio, per un superamento di questo tetto solo per determinate figure apicali dello Stato”.

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