“La signora Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita”. È quanto fa sapere Lorenzo Borrè, legale di Liliane Murekatete, la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro indagata dalla Procura di Latina nell’ambito dell’inchiesta legata alle cooperative pro migranti Karibu e Aid. Murekatete, secondo quanto si legge nell’ordinanza del Gip di Latina, in concorso col fratellastro Michel Rokundo (anche lui indagato), e con la madre di entrambi Mukamitsindo, nella loro qualità di consiglieri di amministrazione della Karibu dal 2018 a oggi “al fine di evadere l’imposta sui redditi e sul valore aggiunto indicavano (o omettevano di vigilare affinché altri e in particolare la Mukamitsindo indicassero) elementi passivi fittizi” nella dichiarazione dell’anno di imposte 2019, “utilizzando fatture relative a operazioni inesistenti emesse dall’associazione di promozione sociale ‘Jambo Africa’”, per un imponibile complessivo di 55.701 euro, “con Ires dovuta e evasa pari a complessivi 13.368 euro”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza”, afferma, secondo quanto riporta il suo avvocato Maddalena Del Re, il deputato Aboubakar Soumahoro. “Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti contestati sull’indagine della Coop. Karibù e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno”. (Continua a leggere dopo la foto)
Di altro avviso, però, è il Gip: “Grazie al fraudolento sistema contabile operato con enti interposti sostanzialmente dipendenti dalla Karibu – viene spiegato dal giudice – si è arrivati a portare in deduzione costi mai effettivamente sostenuti (relativi a prestazioni inesistenti), beneficiando di finanziamenti pubblici distratti dalle finalità preposte”. Il giudice sottolinea anche che “le relazioni ispettive e le dichiarazioni testimoniali hanno documentato la scarsa qualità dei servizi erogati ai migranti nell’ambito dei progetti assegnati”. (Continua a leggere dopo la foto)
Come prospettato dalla procura nella richiesta di misura cautelare, “le attuali cariche societarie ricoperte nella cooperativa Karibu e nel consorzio AID non solo evidenziano il rischio di reiterazione di nuovi reati ma altresì agevolano l’inquinamento probatorio di ulteriori elementi di indagine oggetto di possibile acquisizione”. Intanto – si legge su Repubblica – la procura di Latina ha applicato nei confronti del consiglio di amministrazione della cooperativa Karibu la misura cautelare interdittiva del divieto di contrattare, per un anno, con la pubblica amministrazione e di esercitare per lo stesso periodo imprese e uffici direttivi di persone giuridiche. È stato poi applicato il sequestro preventivo “del profitto del reato” per oltre 639 mila euro nei confronti della suocera e di oltre 13 mila nei confronti di altri due indagati.
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