Un dramma di cui si continua a parlare poco, nonostante i recenti casi di cronaca nera. E invece terribilmente attuale in un’Italia in cui si continua a morire molto più di lavoro che di Covid-19: nel solo mese di aprile, le denunce di infortunio con esito mortale sono state secondo l’Inail addirittura 306, 26 in più rispetto a quanto registrato nel corso del primo quadrimestre del 2020 con un aumento complessivo del 9,3%.
A livello nazionale, a essere diminuiti sono stati soltanto i decessi avvenuti “in itinere”, passati da 60 a 48, comprensibilmente con un periodo storico in cui ci si è spostati di meno a causa delle restrizioni. Al contrario, quelli avvenuti sul posto di lavoro sono oggi 38 in più, passati da 220 a 258.
Entrando nel dettaglio, laumento ha riguardato tutte e tre le gestioni assicurative dell’industria e servizi (da 253 a 263 denunce), dell’agricoltura (da 15 a 25) e del conto Stato (da 12 a 18). Dall’analisi territoriale emerge poi come l’aumento non abbia grosse differenze in base alla Regione, facendo segnare casi in più nel Nord-Est (da 51 a 66 casi mortali), nel Centro (da 44 a 56) e al Sud (da 62 a 87). Il numero dei decessi è in calo solamente nel Nord-Ovest (da 104 a 80) e nelle Isole (da 19 a 17).
Un maggior numero di decessi che ha coinvolto tanto i lavoratori di sesso maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 256 a 277, sia quelli di sesso femminile, passati da 24 a 29 casi. L’aumento riguarda solo le denunce dei lavoratori italiani (da 237 a 267) ed extracomunitari (da 27 a 28), mentre calano quelle dei lavoratori comunitari (da 16 a 11). Dall’analisi per classi di età emergono decrementi per gli under 40 (-15 decessi), mentre tra gli over 40 si segnala l’aumento nella fascia 50-64 anni (da 143 a 172 casi).
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