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Milano, disagio sociale e abbandono generazionale non si nascondono dietro a una mascherina

Pubblicato il 12/06/2021 12:09 - Aggiornato il 13/06/2021 12:51

Se volessimo fare una lista degli episodi di violenzache nelle ultime settimane hanno occupato le cronache milanesi non basterebbe un solo articolo. Abbiamo assistito, in questi giorni, a un campionario di fatti ripetitivi, spesso sconcertanti, a volte tristemente fantasiosi. Come quando due pregiudicati di origine marocchina hanno pensato di usare due incolpevoli pittbull per commettere rapine in strada. Poi li hanno aizzati contro i poliziotti. E questo testimonia il senso di impunità nel quale vivono certe categorie. Non a caso. Notizie, immagini e filmati di risse gigantesche e violente si susseguono in rete, spesso girate con i telefonini da passanti increduli. Furti ed episodi di bullismo si moltiplicano, anche ai danni di ragazzini indifesi in pieno centro o nelle piazze del lusso e dei simboli di modernità.

Ci sono poi i regolamenti di conti fra bande criminali: episodi che hanno origine da una situazione che evidentemente genera imbarazzo in chi amministra la città. Si sa che violenza e disordini si generano molto spesso a causa delle sperequazioni sociali. Nel caso dei giovani, da un senso di mancanza. Quella di libertà per il lockdown e le limitazioni, come in molti si affrettano a sottolineare. Stranamente però si ignora il senso di ingiustizia per una città in cui le disparità sociali aumentano di giorno in giorno. O quello di precarietà per un futuro che alle giovani generazioni sembra grigio e privo di opportunità. Poi ci sono i quartieri in mano alla malavita. Ancora, la mancata integrazione di persone, soprattutto gli irregolari, che arrivano da altri Paesi in cerca di un avvenire migliore. Rischiano la vita in mare per poi trovarsi soli e abbandonati, sfruttati come manodopera dai criminali per sopravvivere.

Tutti argomenti che ai sacerdoti del politically-correct non piace ascoltare. Eppure, quando si parla di violenza e criminalità a Milano non si può dimenticare che, insieme alla sacrosanta richiesta di interventirivolta delle istituzioni, si sta parlando anche di questo. Di una costruzione sociale che fa acqua da tutte le parti. Di finanza speculativa e multinazionali che si impossessano di parte della città escludendo i milanesi. Giovani abbandonati a se stessi. Di persone precipitate in un gorgo di povertà e costrette a fare la fila alla Caritas per mettere qualcosa in tavola. Se si vogliono capire le cause dell’escalation di episodi di violenza e di bullismo a Milano bisogna cominciare da qui, anche se può risultare doloroso. Perché è la cronaca di un fallimento che ha radici lontane e che continua a perpetuarsi nelle scelte di oggi.