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Con il Mes arriveranno la Troika e l’austerità: l’Italia lo prende, 17 Paesi Ue lo rifiutano

Pubblicato il 29/09/2020 15:42

Una volta tanto si deve dar ragione a Renzi, quando ancora in aperta campagne elettorale per le Regionali andava dicendo: “Lo sanno tutti che il veto dei 5Stelle al Mes è solo perché adesso ci sono le elezioni, passate le elezioni diranno Sì al Mes”. E in effetti è proprio così che sta andando, e di giorno in giorno il fronte favorevole al Mes si ingrandisce, anche e soprattutto nelle fila del M5S. Intanto il governatore Visco fa sapere che “dal punto di vista economico il Mes dà solo vantaggi” e che “la Troika non c’è, non esiste”. Ma il problema è l’opposto. La Troika esiste eccome, ed è evidente che accedere al Meccanismo significa spalancare le porte alla Troika per la discesa in Italia, dandole la possibilità di mettere le mani nelle tasche degli italiani con austerità e misure correttive che verranno messe in campo con la scusa di ripagare proprio i soldi presi a prestito con il Mes. Non è poi tanto difficile da capire.

Un altro dubbio sorge poi spontaneo. Il prestito del Sure è stato molto richiesto in Europa, a differenza del Mes che invece vorrebbero solo i nostri campioni al governo. Perché? Come spiega Giuseppe Liturri su La Verità, “il prestito del Mes sarà erogato in quote mensili non superiori al 15% del totale quindi, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno almeno 7 mesi per ricevere l’intera somma. Il tema della convenienza economica, dato dalla presunta differenza tra tasso del Btp a 10 anni e il probabile tasso di interesse del Mes intorno allo 0/0,10%, è fondato su una sottrazione senza senso, perché paragona tassi di strumenti finanziari non omogenei per condizioni, durata e garanzie”.

Il Mes prevede l’obbligatorio assoggettamento a misure di sorveglianza rafforzata (fino alla completa erogazione) e sorveglianza post-programma (fino al rimborso almeno del 75% del prestito). Ed ecco dunque come si materializzerà la Troika. “La lettera di Gentiloni e Valdis Dombrovkis del 7 maggio – spiega Liturri – ha infatti natura di mero impegno politico e nessun valore giuridico. Tale missiva, non a caso, ha solo dato luogo alla modifica di un regolamento delegato (877/2013) e nessuna modifica è stata invece apportata al Regolamento 472/2013”.

Perché hanno ritenuto di modificare con un atto legislativo un aspetto tutto sommato residuale come una tabellina per il report delle spese e hanno lasciato immutato il 472/2013? Conclude Liturri: “Forse perché la Commissione intendeva lasciarlo esattamente così com’è? Con la minaccia di misure correttive ben in vista nell’articolo 14(4)? Comprendiamo le motivazioni politiche connesse alla forte tentazione di maramaldeggiare su un M5S in difficoltà, ma Gentiloni ha delle responsabilità e dovrebbe sapere che gli italiani non sono dei creduloni. O almeno vorremmo sperarlo”.

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