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“Staremo nell’Ue e rispetteremo tutti i parametri”. Più draghiana di Draghi, così la Meloni prenota Chigi

Pubblicato il 15/09/2022 08:50 - Aggiornato il 15/09/2022 11:44

Giorgia Meloni ogni giorno che passa rivela il vero bluff del suo partito. L’opposizione a Draghi era solo una farsa e ora, in campagna elettorale e con Palazzo Chigi a portata di mano, lo si capisce sempre più. Ricordando che ha appoggiato l’invio di armi all’Ucraina e che appoggia le sanzioni alla Russia (sanzioni che stanno mettendo in ginocchio l’Italia), ora è tutta un profluvio di dichiarazioni pro Nato, pro Europa e adesso anche pro mercati. Insomma, è il Sistema, in tutto il suo “splendore”. Meloni sa che la via del potere è questa, e si piega. Alliscia, accarezza. E così, non sorprende la sua dichiarazione di oggi. Un messaggio affidato a un’intervista all’agenzia Reuters, pubblicato a stretto giro dall’uscita dalle rivelazioni del Financial Times sugli hedge fund pronti a colpire duro contro l’Italia. Cosa ha detto stavolta? (Continua a leggere dopo la foto)

Nel ribadire che non vuole assolutamente lasciare l’Ue e che si impegnerà a mantenere le sanzioni alla Russia e tenere l’Italia nella Nato, Meloni ha detto fermamente che “il programma elettorale del centrodestra sarà attuato senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici italiani. Abbiamo previsto nel programma alcune cose che dipendono anche dai conti dello Stato”, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia, partito dato dai sondaggi in cima alle preferenze degli elettori. “La prima cosa che saremo chiamati a fare sarà la legge di bilancio e abbiamo chiaramente l’intenzione di farla entro i parametri richiesti“, ha aggiunto spiegano di voler essere “cauta”. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo il quotidiano delle City, complice la crisi energetica e l’approssimarsi del voto anticipato del prossimo 25 settembre, i fondi speculativi hanno creato la più grande scommessa ribassista sui i titoli di Stato italiani dalla crisi finanziaria globale. Ma chissenefrega, vero Meloni? L’importante è il potere. E così, via con toni concilianti anche nei confronti dell’Unione europea: “Vogliamo un atteggiamento italiano diverso sulla scena internazionale, per esempio nei rapporti con la Commissione europea, ma questo non significa che vogliamo distruggere l’Europa, o che vogliamo lasciare l’Europa, che vogliamo fare cose pazze. Significa semplicemente spiegare che la difesa dell’interesse nazionale è importante per noi, come lo è per i francesi e per i tedeschi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Meloni ha poi chiarito di non voler rinazionalizzare né Eni né Enel. Insomma, tanto valeva tenersi Draghi! Dov’è la discontinuità? Come la prendono ora i suoi elettori? È stata tutta una presa in giro? Pare proprio di sì. Sul futuro di Tim ha poi spiegato di volere “una rete statale, non integrata verticalmente, con operatori privati che operino in libera concorrenza”. Prima della pausa ferragostana erano circolate indiscrezioni su un piano di nazionalizzazione di tutta Tim attribuito proprio a FdI e non smentito dai vertici politici: in esso si prefigura un’opa di Cdp sull’intera società telefonica, dunque una strategia opposta non soltanto agli indirizzi del ceo di Cdp Dario Scannapieco e dall’ad Pietro Labriola.

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