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“I poltronari”. Ecco come il centrodestra si spartisce le poltrone e cosa toccherà a ciascun partito

Pubblicato il 30/09/2022 10:01

Giorgia Meloni versione Cencelli. Dicevano di no, ma anche su questo fronte arriva la prima smentita. Nel centrodestra che si prepara a governare è partita la guerra delle poltrone. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia chiedono le loro quote alla premier in pectore. Nel retroscena riportato da Repubblica, si scopre che Meloni ad esempio “preferirebbe riservare a Fratelli d’Italia la Presidenza di Palazzo Madama, perché sente che lì la maggioranza di 112 senatori è destinata prima o dopo a traballare. Per quel ruolo ha in mente Ignazio La Russa, anche se l’ex missino preferirebbe diventare sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ed è disposta a consegnare la guida di Montecitorio a un alleato. Si è fatto il nome di Antonio Tajani, l’alternativa che inizia a farsi spazio è quella di Giancarlo Giorgetti”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’incastro complessivo, però, è assai complicato perché le ambizioni dei vincitori sono poco compatibili tra loro, così come i caratteri dei vai leader. “I nodi si addensano soprattutto attorno ai cinque ministeri chiave: Economia, Interni, Esteri, Difesa, Giustizia. Meloni non intende affidarli soltanto a figure tecniche, perché ritiene che la squadra migliore vada arruolata guardando soltanto al profilo di ciascuno. Senza schemi rigidi, senza bilancino. Immagina dunque un mix di politici e tecnici. Di certo, sulla casella del Tesoro sarà il Colle ad avere un peso decisivo. E finirà quasi certamente in mano a un esperto senza casacca di partito. Il nome più probabile, nonostante i suoi mille dubbi, resta quello di Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce”. Quindi, ancora una volta, si dà la nostra economia direttamente in appalto all’Europa. (Continua a leggere dopo la foto)

Il dettaglio più interessante delle ultime ore, però, riguarda la sfida per il ministero dell’Interno. “Come è noto, Matteo Salvini ha arruolato alla causa i suoi parlamentari e si è reso protagonista di una vera e propria campagna di mobilitazione e sponsorizzazione per un ‘Viminale bis?, vale a dire per riconquistare lo stesso ministero perso sulla spiaggia del Papeete. Il problema è che Meloni non intende concederglielo. E che, soprattutto, ci puntano anche gli alleati. Uno è Antonio Tajani. L’azzurro avrebbe ipotizzato questo scenario durante il colloquio con la leader di due giorni fa. Partire dai nomi sembra più complicato del previsto. Per questo, Meloni prova almeno ad abbozzare un Cencelli per gli alleati”. Lo schema sarebbe questo: “Otto ministeri a FdI, quattro ciascuno a Lega e FI”. Al suo partito, insomma, spetterebbe la metà del totale dei dicasteri. (Continua a leggere dopo la foto)

Fuori dalla conta resterebbero i tecnici. Il resto sono ipotesi, incastri, liste scritte e poi riscritte senza esito. “Se Tajani non dovesse spuntarla al Viminale, ad esempio, potrebbe essere dirottato agli Esteri. A quel punto, alla Lega toccherebbe la Giustizia con Giulia Bongiorno, mentre ai meloniani la Difesa con Adolfo Urso. E allora, è più semplice ripartire da alcune nomi meno divisivi. Ai Rapporti con il Parlamento il profilo più adatto sembra quello di Maurizio Lupi. E ancora, Raffaele Fitto agli Affari europei. Anna Maria Bernini è giudicata in pole per un ruolo nell’esecutivo. E anche Fabio Rampelli entrerà in squadra, anche se resta da definire il ministero: le Infrastrutture, la Cultura o il Welfare”.

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