In un crescendo di ammiccamenti e reciproci complimenti tra Forza Italia e gli esponenti del governo giallorosso, ecco saltar fuori l’ennesima idea per rafforzare le fondamenta pericolanti dell’esecutivo Conte e allo stesso tempo garantire all’Avvocato, in caso di improvvisa implosione dei Cinque Stelle, una stampella alla quale appoggiarsi per non perdere improvvisamente la poltrona sotto il sedere. Uno scenario che ruota attorno al famigerato Recovery Fund e alla gestione dei soldi che arriveranno dall’Europa, per i quali si pensa a istituire due commissioni parlamentari monocamerali per indirizzare i lavori dell’esecutivo.
Conte, scrive Repubblica, sarebbe favorevole all’idea delle due commissioni perché “permetterebbe al governo il confronto con il Parlamento”. L’obiettivo del premier è però un altro: saldare l’asse con Silvio Berlusconi e quella parte di Forza Italia che non si è ancora lasciata attrarre dalle sirene sovraniste del duo Salvini-Meloni. Per farlo, non c’è modo migliore che lasciare la presidenza di uno dei due collegi proprio a un esponente azzurro. C’è da vincere ancora la resistenza di chi, Renzi in primis, rivendica per il proprio schieramento quel ruolo. Ma le trattative proseguono e non è detto che alla fine non arrivi la fumata bianca.
Sorge allora spontaneo un quesito: in caso di accordo, chi sarebbe l’uomo scelto per guidare una delle commissioni? Gli indizi portano tutti a Renato Brunetta, ex ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione tra il 2008 e il 2011 e attuale capogruppo alla Camera di Forza Italia. Una scelta che avrebbe un significato chiaro. Non a caso, anche dal fronte berlusconiano ormai si fa un ricorso sistematico a espressioni come “collaborazione istituzionale”, che rimbalzano da settimane su tutte le principali testate italiane. Il segnale inequivocabile del fatto che i rapporti tra i due blocchi siano intensi, intensissimi. E potrebbero a breve dare frutti.
La manovra di Conte avrebbe un senso soprattutto sul medio termine: con i soldi del Recovery Fund che arriveranno soltanto a inizio 2021, i sostenitori del ricorso al Mes sono già tornati alla carica per avere accesso a una liquidità immediata. Il premier ha da tempo sostituito il “no” secco al Salva-Stati con un più accomodante “valuteremo”. E ora conta sull’aiuto di Forza Italia per sopravvivere a un passaggio delicato, sul quale il Movimento 5 Stelle rischia di perdere altri pezzi. Sempre che ci sia ancora qualcuno, tra i grillini, che intende mantenere almeno una delle tante promesse fatte agli elettori in questi mesi.
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