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Lo produce l’Italia, lo sfruttano gli Usa: l’assurda storia dell’unico monoclonale efficace contro Omicron

Pubblicato il 18/01/2022 12:45

L’unico monoclonale che si è dimostrato efficace contro la variante Omicron, prodotto in Italia, a Parma, ma destinato poi agli ospedali americani mentre le nostre strutture rimangono a secco. Tra le assurdità della pandemia c’è anche questa, raccontata dal Fatto Quotidiano: un assurdo spreco di preziose risorse per il quale i responsabili sono i nostri governanti: “Abbiamo comprato poche dosi e tardi, al punto che molte Regioni hanno esaurito le scorte, e la richiesta di approvvigionamenti dell’Italia sconta ora gli effetti della corsa globale agli accaparramenti.

Il farmaco oggetto della discordia si chiama Sotrovimab ed è l’ultimo di quattro con proteine di sintesi autorizzati in emergenza in Italia nella lotta al Covid: attualmente si tratta dell’unico a essersi dimostrato valido anche contro la variante Omicron, diventata oggi la predominante anche nel nostro Paese. La capacità neutralizzante contro questa forma del virus è stata annunciata dalla stessa casa farmaceutica Gsk il 2 dicembre scorso, sulla base di uno studio pre-clinico: il farmaco ridurrebbe dell’85% il rischio di ospedalizzazione o morte.

Stando a quanto riportato dal Fatto, però, l’Italia ha acquistato appena 2 mila dosi di Sotrovimab a dicembre e ne ha usate 1.542: “Oggi ne restano dunque meno di 500 in tutta Italia, tanto che una regione come la Liguria ne ha per 20 trattamenti soltanto mentre altre, specie al sud, neppure una. Sono le premesse della tempesta perfetta: mentre si avvicina il picco della quarta ondata targato Omicron, l’occupazione delle terapie intensive sale al 18%, nei frigo della farmacie ospedaliere i farmaci efficaci contro la variante sono praticamente esauriti, e le regioni che ne hanno una scorta, per quanto minima, la dirottano a quelle rimaste del tutto a secco”.

La situazione, nel nostro Paese, è delicata. Tanto che nel corso dell’ultima riunione di coordinamento nazionale con Aifa ai servizi farmaceutici regionali, è stata ribadita l’assoluta necessità di somministrare le poche dosi rimaste a pazienti ad alto rischio, evitando la dispersione delle poche rimaste a disposizione del sistema sanitario. Il 17 gennaio, scrive ancora il Fatto, è avvenuta la consegna di ulteriori 5 mila dosi, un numero che per gli addetti sarebbe già sottodimensionato alle necessità dettate dall’andamento della curva. Ne servirebbero molte di più, ma nel frattempo gli Usa hanno ordinato agli stabilimenti Gsk oltre 500 mila flaconi, condizionando così lo stock del farmaco su scala globale. Il tutto mentre il nostro ministero della Salute, ovviamente, si muoveva a passo di lumaca.

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