Un nuovo studio israeliano, apparso su Medrxiv (leggi qui) il 5 dicembre, dal titolo “Protezione e declino dell’immunità naturale ed ibrida da Covid-19”, per qualche motivo passato inosservato ai media mainstream, arriva a conclusioni veramente imbarazzanti per gli assertori del vaccino come unica arma contro la pandemia. Secondo questo studio condotto su quasi 6 milioni di persone in Israele la protezione del vaccino Pfizer da Covid risulta molto più debole dell’immunità naturale e diminuisce molto rapidamente. Le elaborazioni dei dati provengono da un database di infezioni da Covid di quasi 6 milioni di israeliani ad agosto e settembre, al culmine della quarta ondata di Covid in Israele. Il database contiene informazioni essenzialmente su tutti gli israeliani di età superiore ai 16 anni che erano stati completamente vaccinati o avevano precedentemente avuto un’infezione da Covid.
Israele ha utilizzato esclusivamente il vaccino Pfizer, ha iniziato le vaccinazioni di massa prima di quasi tutti gli altri paesi e dispone di un eccellente database sanitario. Di conseguenza, ha tra le migliori informazioni sull’efficacia anche sulla dose booster. Il fallimento del vaccino durante l’estate in Israele, dopo l’apparente successo in primavera, ha fatto presagire un comportamento simile negli Stati Uniti e in Europa ed ha esercitato una forte spinta a favore di una campagna booster. In questo documento, i ricercatori hanno esaminato i tassi di infezione tra cinque diversi gruppi di israeliani: quelli con immunità naturale, quelli che avevano ricevuto richiami, quelli che erano stati vaccinati ma non avevano ricevuto i richiami, quelli con immunità naturale che avevano anche ricevuto un vaccino e quelli che era stato infettato dopo essere stato vaccinato. I ricercatori hanno scoperto che i tassi di infezione più alti di gran lunga sono arrivati nelle persone che erano state vaccinate almeno sei mesi prima.
Quelle persone avevano quattro volte più probabilità di essere infettate rispetto alle persone appena vaccinate. Avevano anche sette volte più probabilità di essere infettati rispetto alle persone che avevano un’immunità naturale da un’infezione da sei a otto mesi prima e tre volte più probabilità di coloro che avevano l’immunità naturale da un’infezione da
più di un anno. Una singola dose di vaccinazione nelle persone con immunità naturale ha prodotto temporaneamente una buona protezione, hanno scoperto i ricercatori. Ma dopo sei mesi, il vantaggio era svanito entro il margine dell’errore statistico. In altre parole, la cosiddetta immunità ibrida non sembrava esistere dopo sei mesi: l’immunità naturale forniva ancora una volta protezione migliore. Inoltre la vaccinazione non sembrava fermare la malattia grave. Quasi tutti i casi di malattia grave nel database – quasi 1.400 dei circa 1.600 casi – provenivano da persone vaccinate ma non sottoposte al booster . I booster sembrano ridurre significativamente la malattia grave. Anche in questo caso, tuttavia, lo studio ha riguardato meno di due mesi dopo l’inizio del programma di richiamo, quando, cioè, si dovrebbe registrare il picco dell’efficacia. Durante l’ondata di Covid estiva, più di 140.000 israeliani che erano stati vaccinati ma che non avevano ricevuto una vaccinazione di richiamo sono stati contagiati dal Covid. In altre parole, in soli due mesi, circa 1 su 20 di israeliani vaccinati è stato infettato da Sars-Cov-2.
L’immunità naturale – la protezione dopo l’infezione e il recupero – dura molto più a lungo. Infatti, le persone che avevano già avuto il Covid una volta avevano una protezione migliore dal virus più di un anno dopo rispetto alle persone che erano state vaccinate solo tre mesi prima. Il divario era ancora maggiore nei casi di infezione grave. Le persone vaccinate avevano una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare infezioni gravi
rispetto alle persone con un’immunità naturale. Solo 25 su circa 300.000 israeliani con immunità naturale hanno sviluppato gravi infezioni da Covid nell’ondata estiva, rispetto a quasi 1.400 israeliani vaccinati e la differenza non è imputabile alle differenze di età tra le persone vaccinate e quelle guarite. Infatti le persone con più di 60 anni hanno beneficiato ancora di più dell’immunità naturale rispetto alla vaccinazione fra i più giovani. Lo studio ha anche mostrato che dare una dose di vaccino alle persone che avevano un’immunità
naturale ha fatto di poco abbassare i loro tassi di infezione, sollevando la questione del perché dovrebbero mai essere vaccinati. Infine, i dati mostrano segnali che la vaccinazione potrebbe alla fine interferire con lo sviluppo di un’immunità duratura nelle persone che sono risultate infette dopo essere state vaccinate. Un’iniezione di richiamo ha ridotto il rischio di infezione al livello di protezione dall’immunità naturale, ma poiché lo studio si è concluso a settembre, è impossibile sapere quanto tempo può durare tale protezione. Infine, lo studio ha mostrato che le persone che erano state vaccinate e poi infettate e guarite avevano in realtà maggiori probabilità di essere nuovamente infettate sei mesi dopo rispetto a quelle
che avevano solo un’immunità naturale “pura”. Questa scoperta, sebbene basata su un numero limitato di casi, si aggiunge ai dati preoccupanti secondo cui la vaccinazione con mRNA potrebbe effettivamente spiazzare il nostro sistema immunitario a lungo termine e rendere più difficile la costruzione di una protezione permanente contro il Covid.