La Bce stringe la cinghia. E spinge per rendere il più rapida possibile l’operazione di ritiro della liquidità erogata per fronteggiare la pandemia. Un cambio di rotta deciso dopo l’esplosione dell’emergenza in Ucraina, crisi che ha fatto schizzare i prezzi a livelli mai visti dall’introduzione dell’euro. Con la Banca centrale europea che ha risposto anticipando lo stop all’acquisto di titoli pubblici e privati, fissando la deadline per il prossimo settembre. Le ultime dichiarazioni di Christine Lagarde, in questo senso, sono state più che eloquenti.
“La guerra Russia-Ucraina – ha detto Lagarde nel corso della conferenza stampa seguita alle ultime decisioni della Bce – avrà un impatto materiale sull’attività economica e sull’inflazione attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, l’interruzione del commercio internazionale e una fiducia più debole. L’entità di questi effetti dipenderà dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure”. E ancora: “L’incertezza spinge i prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità”. Di qui la decisione di rivedere al ribasso le stime per l’anno in corso.
Come spiegato da Fabrizio Goria sulle pagine della Stampa, tra gli aspetti più significativi dell’ultima riunione Bce c’è stata la decisione di accelerare il ritiro degli stimoli dell’Asset purchase programme (App), il programma di acquisto dei titoli dell’eurozona. Un piano adottato per aiutare gli Stati membri a rialzare la testa dopo la pandemia e che avrebbe dovuto continuare al ritmo di 40 miliardi di euro al mese fino a giugno, per poi passare a 30 e infine a 20, negli ultimi 4 mesi del 2022. Il Consiglio direttivo di Francoforte ha invece deciso di anticipare lo stop a settembre. Il prossimo passo, ora, “potrebbe essere un aumento dei tassi d’interesse”.
Gli effetti delle decisioni della Bce si sono già visti sui mercati, a partire proprio da quello italiano: il rendimento del Btp decennale si è impennato del 14,46% arrivando fino a quota 1,916% in un solo giorno, con uno spread contro il Bund tedesco in crescita di 18 punti su base giornaliera, salito fino a 164. Conseguenze pesanti anche per Piazza Affari, con il Ftse Mib in contrazione del 4,20% al termine di una giornata segnata dall’alta volatilità. Il segnale chiaro, d’altronde, delle intenzioni dell’Europa di scaricare ancora una volta l’Italia, costretta a cavarsela da sola.
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