Con Mario Draghi premier, ci hanno raccontato per mesi i giornali, l’Europa sarà molto più ben disposta nei confronti dell’Italia, pronta a tendere la mano quando necessario. E invece nemmeno la presenza a Palazzo Chigi di uno dei totem per eccellenza di Bruxelles è servita a cambiare il volto di una Ue sempre pronta a voltarci le spalle: dal Consiglio Europeo è arrivata in queste ore l’ennesima sberla, con la richiesta italiana di un tetto al prezzo del gas respinta per precisa volontà dei Paesi Bassi. Un bel problema, visto che il provvedimento avrebbe aiutato non poco gli italiani, alle prese con le conseguenze delle sanzioni economiche a Putin.
Come spiegato da Renato Farina sulle pagine di Libero Quotidiano, “la Russia, tagliando metà del gas destinato a Italia e più ancora alla Germania, non ci rimette un euro, dato il valore raddoppiato dei combustibili fossili al mercato dell’Ovest. Quello che toglie Putin la Germania lo recupera con le centrali a carbone, l’Italia se lo procura in Qatar, Algeria e Azerbaijan ovviamente al prezzo che la tecnica guerresca dello Zar ha trasformato in oro. Non solo. Oltre il danno, senza il tetto c’è pure la beffa: Putin infatti sta svendendo all’India il gas che nega all’Europa, con il risultato di aumentare gli introiti e di legare con cavo d’acciaio al proprio destino esistenziale e strategico una potenza nucleare ricca di un 1,4 miliardi di cittadini”.
Il buon senso, insomma, avrebbe imposto decisioni di altro tipo da parte dell’Europa. Con Draghi che, d’altronde, si sentiva forte della sua posizione e sicuro che la proposta di un tetto al gas sarebbe passata. Come dire no, si diceva il premier, al presidente della Bce che ha salvato l’euro? E invece il “price cap”, il prezzo limite oltre il quale nessun Paese europeo avrebbe potuto acquistare o vendere, si è arenato, con il premier olandese Mark Rutte che ancora una volta si è trasformato in ostacolo insormontabile per l’Italia.
“Sarà il mercato a sconfiggere la Russia, non il prezzo calmierato” è la posizione adottata dei Paesi del Nord, che si sono disposti a rivedere, forse, le loro posizioni soltanto a ottobre, quando saranno disponibili i risultati di nuovi studi. Draghi ha finto di aver ricevuto un colpo leggero, limitandosi a sottolineare come “gli stoccaggi di gas per l’inverno stanno andando molto bene. La nostra dipendenza dal gas russo è calata dal 45 per cento al 25. Sono ottimista”. La botta, però, c’è stata ed è stata dura. Con il nostro Paese che continuerà a pagare il costo più alto per le sanzioni alla Russia, nell’Europa delle diseguaglianze e delle disparità.
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