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L’Europa beffa ancora l’Italia sui migranti: ecco come è stato riscritto Schengen

Pubblicato il 16/12/2021 18:24

Nonostante Mario Draghi sembri (o debba) essere una figura centrale nello scacchiere geopolitico, con grande gioia del governo e dei partiti che hanno deciso di seguirlo in questa ‘avventura’, sul tema migranti per l’Italia non sembra essere cambiato granché. Nel discorso in Parlamento in vista del Consiglio europeo di oggi, il premier non ha illustrato grandi novità: l’Italia continuerà a chiedere una gestione condivisa, solidale, umana e sicura dei migranti, l’Europa deve dimostrarsi all’altezza dei propri valori, è essenziale promuovere i corridoi umanitari e non è sufficiente che sia solo l’Italia ad attuarli, serve una gestione condivisa dei rimpatri e via dicendo. I ritornelli che conosciamo.

Ma i numeri che lo stesso Draghi premier ha fornito ieri alle Camere rappresentato una realta molto diversa diversa: da luglio gli sbarchi mensili non sono mai scesi sotto quota 6.900, con un picco di oltre diecimila ad agosto, e al 14 dicembre le persone sbarcate quest’anno in Italia sono state 63.062, contro le 11.097 del 2019 e le 32.919 del 2020. E causa Covid, le ridistribuzioni tra Paesi europei dei migranti sono cessate. Il quadro peggiore è per l’Italia: a quanto pare, nemmeno il ‘salvifico’ Draghi sui migranti è riuscito a smuovere l’Europa. La riforma di Schengen appena proposta dalla Commissione, inoltre, peggiorerà la situazione: inserisce i movimenti secondari tra i motivi per cui uno Stato membro è autorizzato a reintrodurre i controlli alle frontiere interne. Clausola voluta da Macron, che ne ha fatto addirittura una delle priorità della sua presidenza Ue. E che rema contro i Paesi di primo approdo – come appunto l’Italia. Non solo non viene modificato il regolamento di Dublino (che impone all’Italia tutti gli oneri dell’accoglienza dei richiedenti asilo), non solo i meccanismi di redistribuzione dei migranti sono di fatto inutili ma ora si rischia addirittura la sospensione da Schengen. La risoluzione di maggioranza che impegna il governo “a riaffermare la centrale importanza di incentivare un maggiore impegno dell’Ue nella gestione migratoria” rischia di essere un altro tentativo a vuoto.

Il trattato di Schengen e la sua relativa sospensione nel 2015 per la crisi dei rifugiati siriani non ha mai toccato sei Paesi (tra i quali Germania e Francia) che non hanno mai sospeso i controlli alle frontiere. Adesso che l’Italia ha deciso di correre ai ripari per arginare i danni della variante Omicron (con quarantene e tamponi per chi arriva dagli altri Paesi U), la Commissione europea ha immediatamente chiesto a Draghi di “giustificarsi” …