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L’ennesimo tradimento di Di Maio: ieri era contro l’euro, oggi attacca Italexit

Pubblicato il 18/03/2021 12:09 - Aggiornato il 18/03/2021 12:29

Luigi Di Maio, oggi, gonfia il petto di fronte alla scelta di appoggiare il governo Draghi, come fatto d’altronde ai tempi della nascita dell’alleanza col Pd e in mille altre giravolte che hanno sottolineato come, ormai, del vecchio M5S non rimanga più nulla, se non il nome. E a chi chiede il motivo delle ennesime fratture interne al momento di sostenere l’ex presidente Bce nel suo trionfale ingresso a Palazzo Chigi, il ministro degli Esteri risponde: “Quelli che hanno lasciato il M5S a causa dell’ingresso nel governo Draghi erano ancora legati a una certa idea di Italexit…”. Come dire, peccato per loro che non sanno stare al passo coi tempo. Eppure, a riguardare non troppo indietro, il primo a non essere convinto dell’Europa era proprio lui, Di Maio.

Oggi, Di Maio considera la possibilità di un’Italexit, di un passo indietro come quello della Gran Bretagna (guarda caso oggi uno dei Paesi più avanti nella lotta al Covid), come una sciagura. Ma nel 2014, quando il Movimento Cinque Stelle riempiva le piazze di tutta Italia promettendo lotta durissima contro la vecchia classe politica, la musica era un’altra. E il programma pentastellato recitava: “Se l’Europa non applicherà le misure necessarie affinché diventi davvero una Comunità in cui tutti si aiutano a vicenda chiederemo agli italiani di valutare le ragioni del SI e del NO all’euro esprimendosi con un voto. Decideremo NOI, tutti insieme, il nostro futuro in Europa”. Una linea promossa in prima persona proprio dall’attuale ministro.

Qualche anno dopo, nel 2017, in occasione della presentazione a Roma del “Libro a 5 Stelle dei cittadini per l’Europa”, proprio Di Maio chiariva infatti: “L’euro non è democratico. Bisogna prevedere procedure per uscirne”. Rilanciando poi l’idea di un “referendum consultivo per chiedere ai cittadini italiani se vogliono uscire della moneta unica, perché uno Stato sovrano deve poter gestire la propria moneta”. Tra le idee prese in considerazione, anche quella di “un euro del Sud”, con i Paesi mediterranei a organizzarsi autonomamente per rompere la dittatura, palese, della Germania e del blocco rigorista del Nord.

Pochi anni dopo ed ecco completata la trasformazione di Di Maio. Che oggi tuona contro l’Italexit, dopo aver messo in discussione lui, per primo, la bontà della moneta unica e di un’Unione promotrice di ingiustizie più che di uguaglianze, a danno soprattutto del nostro Paese. Un tradimento degli ideali in nome della cara, preziosa poltrona, quella che infatti al ministro viene ormai garantita regolarmente nonostante l’alternarsi dei governi attorno a lui. Chi ancora oggi parla di Italexit lo fa per il bene dei cittadini e delle famiglie. Che evidentemente considera più importanti di un posto fisso, il proprio, in Parlamento.

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