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La Corte di Cassazione umilia i precari: “Lavoratori responsabili se il datore non paga i contributi”

Pubblicato il 25/06/2021 13:09

Una sentenza assurda, che umilia ancora di più i già vessati lavoratori precari. Una sentenza che in sostanza dice questo: se il datore di lavoro non paga i contributi Inps, i lavoratori ne sono responsabili e quindi devono pagare di tasca propria. Siamo alla follia! In un momento come questo poi, dove di lavoro e per lavoro si muore. Per i co.co.co, lavoratori precari, arriva un’altra batosta. Come spiega Il Fatto Quotidiano, “nella sentenza 11430/2021, il tribunale supremo ha stabilito che il lavoratore resta responsabile per i contributi non versati all’Inps da parte del datore di lavoro. E che quindi non ha diritto agli ammortizzatori sociali nel caso in cui la sua posizione risulti irregolare nei registri dell’ente previdenziale”. (Continua a leggere dopo la foto)

Deve quindi pagare i contributi di tasca propria e poi eventualmente rivalersi con un’azione di risarcimento sul datore di lavoro. “Una vera mazzata – puntualizza Fiorina Capozzi – se si considera che quando un’azienda va in crisi i primi ritardi nei pagamenti sono per fornitori e oneri previdenziali e assistenziali. Per non parlare del fatto che, a causa della pandemia, solo nel 2020, Confcommercio stima siano scomparse oltre 300mila imprese. Con buon pace dei contributi dovuti ma non tutti versati per i dipendenti”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tante sono inoltre le perplessità sul profilo giuridico della decisione della Corte. “La sentenza della Cassazione è abbastanza assurda. Inquadra il co.co.co come un lavoratore autonomo, mentre è evidente che non lo è. Seguendo questo filo logico, bisognerebbe accusare il datore di lavoro di appropriazione indebita con tanto di conseguenze penali – spiega al Fatto l’avvocato Alessandro Brunetti, esperto di materia del lavoro –. Così si arriva quindi al paradosso che la vittima del reato non solo deve anche pagare per le condotte penalmente rilevanti e poi procede ad un’azione per recuperare il maltolto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Con quest’ultima sentenza della Cassazione, per il popolo dei co.co.co oltre al danno è arrivata anche la beffa. “È una faccenda ignobile. Non solo il co.co.co subisce la precarietà, ma deve anche pagare per l’inadempienza del datore di lavoro – spiega Francesco Raparelli, sindacalista Clap – La verità è che il mercato del lavoro italiano è pieno di finte collaborazioni che celano rapporti di lavoro subordinato, soprattutto nella pubblica amministrazione”.

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