“Mancanza di rispetto personale e professionale”. Una lettera al vetriolo che manda in subbuglio il quotidiano LaStampa, di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann. Nel mirino ci finisce il direttore Massimo Giannini. A scrivergli la letterina è il comitato di redazione. Un comunicato pubblicato sul quotidiano stesso in cui si denuncia di fatto una situazione di “deriva totale” esprimendo “sconcerto e rabbia”. Il motivo? Il modo in cui “direzione e azienda stanno gestendo la vendita dei giornali locali Gnn del Nord Est, cessione non ancora perfezionata ma che ha già comportato il passaggio all’Ansa dei contenuti nazionali prima realizzati dalla nostra testata”. Per questo motivo i giornalisti hanno consegnato al Cdr “un pacchetto di 5 giorni di sciopero“. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cinque giorni di sciopero, tanti, significativi. “Da attuarsi dal prossimo 1° settembre se non saranno ripristinate immediatamente corrette relazioni professionali e sindacali nei confronti della redazione”, scrivono i giornalisti del LaStampa protestando contro “la chiusura del settore che si occupava di fornire i contenuti Stampa ai suddetti giornali”. Nel mirino, come detto, il direttore Massimo Giannini, a cui vengono addebitate “mancanza di organizzazione del lavoro e di strategie chiare nella transizione al digitale, arroganza o indifferenza nei rapporti personali. Da troppo tempo – si legge – le decisioni giornalistiche vengono assunte a tempo scaduto, nella totale disorganizzazione e senza alcuna consultazione con i diretti interessati”. (Continua a leggere dopo la foto)
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LaStampa, sciopero di 5 giorni: Massimo Giannini nel mirino
Continua il comunicato della redazione de LaStampa proclamando lo sciopero di 5 giorni e attaccando il direttore Massimo Giannini: “Un atteggiamento che la redazione non è più disposta a tollerare, essendo anche una violazione del contratto nazionale”. Poi la chiusura: “La situazione non più accettabile. La nostra nave oggi alla deriva deve tornare a essere l’imbarcazione corsara e agile prospettata dal direttore al momento del suo insediamento”. Si lamenta anche il fatto che alcuni giornalisti sono stati ridistribuiti in altre sezioni del giornale “senza essere stati consultati o contattati”.
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