Tempi duri per chi ha investito le proprie fiches sul Dragone: la leadership di Pechino rischia infatti di crollare, resa sempre meno solida dall’esplosione dell’epidemia di coronavirus che ha scatenato una vera e propria psicosi in tutto il mondo e dai danni economici ancora impossibili da prevedere con certezza. Alberto Forchielli, fondatore del Mandarin Capital Partners che vanta oltre trent’anni di esperienza manageriale nello sviluppo di affari internazionali nel Sud-Est Asiatico, non ha dubbi: “La cina sta dicendo addio alla sua leadership mondiale nell’economia”.
In un’intervista rilascia sulle pagine di Avvenire, il manager ha spiegato: “Prima le aziende venivano in Cina per sfruttarla come hub commerciale, ora non sarà più così. Si verrà solo per lo stretto necessario. Le multinazionali stanno già decidendo di non delocalizzare più lì la loro produzione. Dopo il furto della tecnologia, la guerra dei dazi e ora anche l’epidemia, in molti stanno iniziando ad aprire gli occhi”.
“Avendo nascosto il pericolo dell’epidemia, la mancanza di trasparenza sta portando i cinesi a una profonda critica verso il sistema comunista – ha aggiunto Forchielli – mettendo in discussione la leadership del presidente Xi Jinping. Se si va avanti così, d’altronde, dal punto di vista economico i danni rischiano di essere permanenti nel mercato del lusso, del turismo, dei consumi, che rappresentano il 60% del pil”.
Il consiglio, allora, è “diversificare la base produttiva in Paesi circostanti come Vietnam, Thailandia o il Bangladesh”. Senza preoccuparsi per i danni che l’Italia potrebbe subire come ripercussioni da un eventuale crollo cinese e concentrandosi, invece, “sui danni che farà alle nostre aziende la diffusione del coronavirus nello Stivale. A pagare dazio rischiano di essere tutti i comparti che fanno grande il made in Italy nel mondo”.
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