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L’allarme di Bankitalia: 32 mila aziende italiane in crisi di liquidità

Pubblicato il 19/03/2021 09:51

La struttura finanziaria delle imprese italiane potrebbe finire totalmente stravolta dalla crisi economica, un’emergenza alla quale il governo Draghi, come il Conte bis prima di lui, non riesce a trovare una soluzione diversa dal semplice “chiudiamo gli italiani in casa, poi si vedrà”. Con le aziende più colpite, quelle già da mesi in ginocchio, che potrebbero non vedere mai la tanto sbandierata ripresa, costrette a breve a chiudere per sempre i battenti. A spiegarlo in queste ore, alla Camera dei Deputati, è stato il Capo del Servizio stabilità finanziaria della Banca d’Italia Alessio De Vicenzo, che nel corso della sua audizione ha dipinto un quadro desolante della situazione lungo lo Stivale.

L'allarme di Bankitalia: 32 mila aziende italiane in crisi di liquidità

Gli interventi messi in campo dal governo per far fronte alla crisi sono stati pochi e decisamente troppo lenti, rispetto a una pandemia che invece corre velocissima. E così ben 32 mila aziende italiane si trovano ancora in deficit sul fronte liquidità, per un fabbisogno complessivo di 17 miliardi di euro. Con un futuro all’orizzonte che non sembra affatto roseo: la probabilità media di insolvenza di qui a un anno delle imprese è data in crescita dalle stime di Banca d’Italia, e già al momento si colloca tra il 3 e il 4,4%.

L'allarme di Bankitalia: 32 mila aziende italiane in crisi di liquidità

Bankitalia ha invitato il governo a mantenere le misure di sostegno fin qui varate e intensificarle, ponendo anche la massima attenzione a quanto accadrà il prossimo settembre 2021, con l’entrata a regime del nuovo Codice di impresa e dell’insolvenza. Un regolamento varato quando peggio non si potrebbe, in una situazione drammatica dal punto di vista economico, per adeguarsi alle richieste dell’Unione Europea, e che rischia di fare scattare già nei primi giorni ben 13 mila segnalazioni di imprese in difficoltà.

Secondo De Vincenzo, serviranno interventi di rafforzamento capaci in un prospettiva di medio termine, da un’Ace rafforzata a incentivi fiscali per indirizzare il risparmio privato o quelli di investitori pazienti come i fondi pensione. Misure che andranno ragionate e pensate in tempi brevi, visto l’aggravarsi della condizione di salute delle aziende col passare dei mesi. Parole che rischiano di rimanere ancora una volta inascoltate da chi, invece, continua a vedere come unico intervento possibile il confinamento degli italiani tra le mura di casa.

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