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“Insegnanti di sostegno a gettone”. L’assurdo business nelle scuole italiane: come funziona (e chi c’è dietro)

Pubblicato il 02/01/2023 09:25

Società che forniscono alle scuole insegnanti di sostegno. Che vengono utilizzati però, una volta inseriti all’interno dell’organigramma dell’istituto, come veri e propri docenti per sopperire ai buchi in organico. Questo il nuovo business contro il quale ha puntato il dito La Verità, che in un articolo firmato da Laura Della Pasqua ha svelato il meccanismo che regola il sistema di inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità. Un giro d’affari “che diventa bacino elettorale e ha come rovescio della medaglia la creazione di un esercito di sfruttati”. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2021-2022 gli alunni disabili sono aumentati, passando a 316 mila (circa 16 mila in più dell’anno precedente). Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha sottolineato come sia “strategico” il sostegno a questi ragazzi, sotto forma di “docenti che stia con loro nel corso degli anni”. Con riferimento al continuo via vai di insegnanti di sostegno. (Continua a leggere dopo la foto)

Numeri alla mano, infatti, il 59% degli alunni con disabilità vede cambiare il proprio insegnante di sostegno ogni 12 mesi. I docenti in possesso di questa specializzazione non sono molti e così gli istituti cercano di far fronte all’emergenza arruolando insegnanti precari, senza qualifica specifica. Il risultato, ovviamente, è quello di una confusione generale che non fa altro che danneggiare gli stessi ragazzi. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli alunni vengono rimbalzati da un docente all’altro, in un vortice senza fine. Con l’Istat che ha sottolineato come un alunno su sette, a circa un mese dall’avvio delle lezioni, era ancora privo di un insegnante di sostegno: “L’anno scorso ne mancavano all’appello circa 30 mila. Ben 43 mila alunni con handicap hanno dovuto attendere almeno un mese per ottenere un insegnante di supporto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il problema riguarda anche la figura degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, detti “educatori”, che dovrebbero affiancare gli insegnanti e che spesso vengono chiamati a fare da supplenti. Non rientrano necessariamente nell’organico degli enti pubblici e vengono forniti alle scuole da cooperative che partecipano agli appalti del Comune. Le coop prendono “23 euro l’ora per fornire un educatore, ma a questo arrivano in tasca solo 7-9 euro”. Sono state fatte battaglie in merito, ma non si è mai arrivati a proporre di estromettere le coop: “Troppi interessi economici in gioco. E poi al momento delle elezioni sono voti che pesano”.

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