L’Unione Europea vuole ripristinare la tassa sulla prima casa. A dirlo non è uno dei tanti detrattori di un’Ue che, come evidenziato dalla recente crisi economica, non funziona, bensì direttamente uno dei totem di Bruxelles, il “nostro” Paolo Gentiloni, commissario europeo all’economia. Leggere, per credere, la risposta data dopo due mesi e mezzo all’eurodeputata della Lega Silvia Sardone, che il 30 luglio scorso durante un’interrogazione aveva chiesto: “La Commissione intende chiedere all’Italia di ripristinare la tassa sull’abitazione principale?”. Il responso, alla fine, è arrivato.
“Il documento di lavoro dei servizi della Commissione ‘Relazione per il Paese relativa all’Italia 2020′ comprende un’analisi del sistema fiscale italiano – ha spiegato, con un po’ di ritardo, Gentiloni – I principali problemi individuati dalla Commissione sono l’elevato carico fiscale che grava sul lavoro e l’elevato livello di evasione fiscale”. I possibili correttivi da adottare? “Abolendo l’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale e utilizzando le entrate supplementari per ridurre le tasse sul lavoro si fornirebbero maggiori incentivi a lavorare, determinando ripercussioni positive sulla crescita economica”.
Sì, avete capito bene. Secondo Bruxelles, il nostro Paese ha delle serie difficoltà a diminuire le tasse sul lavoro e la soluzione migliore, agli occhi delle eminenze europee, è quella di introdurre una nuova tassa, la tanto odiata Imu. Se cercate inutilmente un filo logico non preoccupatevi, semplicemente non c’è. Per l’Ue la soluzione migliore è chiedere agli italiani di pagare un’ulteriore imposta per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Un ragionamento talmente assurdo da sembrare uno scherzo, e che rischia di trasformarsi in un provvedimento dolorosissimo per milioni di famiglie già alle prese con gli effetti della crisi figlia della pandemia.
Il tempo di rendere pubblico l’intervento ed ecco che Gentiloni è stato subito travolto dalla rabbia degli utenti, inferociti per l’assurda presa di posizione dell’Ue. Alla fine, il commissario europeo si è trovato costretto a una goffa retromarcia per interrompere i messaggi imbufaliti degli italiani in rete: “Le raccomandazioni specifiche per Paese relative all’Italia non contengono riferimenti a imposte patrimoniali aggiuntive”. Il danno, però, era ormai evidente. Con Bruxelles a mostraci ancora una volta il suo vero volto.
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