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Il Natale che tutti ci meritiamo

Pubblicato il 29/11/2021 21:49

di Giorgia Venerandi

All’indomani del varo del super Green Pass il Premier Draghi tuona con delle dichiarazioni che piuttosto che avere il sapore dell’annuncio di nuove misure a tutela della salute, hanno quello della discriminazione delle minoranze, poichè esattamente di questo si tratta.
Dichiara letteralmente Draghi “Spero che questo sarà un Natale normale. Se abbiamo un pò di restrizioni sarà normale per i vaccinati e speriamo che la situazione consenta che il prossimo Natale lo sia per tutti, anche per coloro a cui saranno riservate le restrizioni. L’auspicio è che queste persone, attualmente penalizzate dalle misure adottate, possano tornare ad essere parte della società come tutti noi”, come riporta AdnKronos.


Sarebbe preliminare domandare al Premier come si faccia a passare un “Natale Sereno” sapendo di aver procurato una ferita nel cuore di tanti ragazzini over 12, che per scelta dei propri genitori non sono stati sottoposti all’inoculazione. E, lo si ribadisce, scelta totalmente legittima, poichè concessa proprio dall’esercizio di un diritto previsto dalla norma governativa, quello di non vaccinarsi. E il nostro ordinamento non concepisce il riconoscere un disvalore all’esercizio di un diritto. Nel nostro ordinamento disvalore è riconosciuto alla violazione di un obbligo, mai all’esercizio di un diritto.
E la ferita loro procurata è una vile violenza, nella forma più subdola ed insidiosa, quella psicologica. Una violenza invisibile di cui ci si accorgerà troppo tardi, perchè a sanguinare non è il corpo, ma le loro anime. Giovani posti ai margini della società per aver esercitato un proprio diritto, che è il colmo. E a farne le spese è anche la famiglia, poichè tale infausto intervento normativo genererà una frattura nel legame genitori/figli, poichè molti di questi ragazzi inizieranno inevitabilmente ad avere atteggiamenti ostili e conflittuali verso i propri genitori. Ai ragazzi non interessano per definizione le ragioni dei genitori, figuriamoci nel caso specifico, a loro ovviamente interesserà evitare il proprio drop out sociale. Come non comprenderli. Ma anche questo il governo ben lo sa, non dimentichiamoci che una foltissima popolazione di giovani si è sottopposta a vaccinazione questa estate per raggiungere il premio della vacanza, per viaggiare, ballare, fare festa. Per essere liberi. Libertà che per alcuni di loro è stata fatale, come ci insegna il caso di Camilla Canepa.


E dopo aver chiesto come si possa passare un “Natale Sereno” sapendo di aver generato tanto dolore, forse è il caso di chiedere anche al Premier cosa significhi far tornare queste “persone” ad “essere parte della società come tutti noi”. Come tutti noi. Ma noi chi? Si stanno quindi mettendo al bando degli esseri umani? La sacelta delle parole è importante. Ma forse la politica anche questo lo sa bene e la modalità comunicativa fuorviante è una scelta a tutti gli effetti. Difficile credere che si tratti di sciatteria lessicale. Le scelte comunicative dei nostri decisori politici hanno alla base continui riferimenti alla metafora bellica, ad esempio. Ma la guerra è il tempo dell’odio. In guerra per sopravvivere si è costretti ad uccidere l’altro.
Ecco, allora c’è una parte d’Italia, e non è solo quella non vaccinata, l’Italia dei buoni e dei giusti, che sotto l’abete di Natale chiederà un Premier capace di generare tempi diversi, illuminati, quelli della vicinanza e della solidarietà, quelli dell’accoglienza e dell’inclusione, che non brandisca mai odio e discriminazione.


Usare il frame della guerra per implicare, insieme all’eroismo, l’ineluttabilità del “sacrificio” è disonesto ed indegno. E’ pericoloso pensare che chi non si vaccina o esprime il suo dissenso verso il certificato verde sia il nemico da combattere. Non è una guerra ed è pericoloso pensare e lasciar pensare che lo sia, poichè questa insistente visione improntata all’odio sociale e alla discriminazione non ci aiuterà ad affrontare l’emergenza da un punto di vista psicologico e cognitivo. E se non ci aiuterà come individui, di certo non riuscirà ad aiutarci come società.