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Il lascito di Arcuri: 154 milioni spesi in mascherine che le scuole non sanno più dove mettere

Pubblicato il 07/05/2021 12:03 - Aggiornato il 09/05/2021 11:35

Quasi due miliardi di mascherine protettive per il viso consegnati alle scuole, per la precisione 1 miliardo e 862 milioni, con i presidi che non sapendo bene cosa farci, visto il numero eccessivo, si sono trovati spesso a dover rispedire indietro il carico. Anche perché gli istituti italiani raramente dispongono di grandi magazzini in cui sistemarle, e così i dirigenti si sono trovati ad alzare la cornetta per chiamare la struttura commissariale e spiegare, un po’ imbarazzati: “Non abbiamo posto, riprendetevele”. Anche perché, a causa della Dad, nel frattempo le lezioni in aula si sono ridotte vertiginosamente di numero. E così, ecco servito l’ennesimo spreco.

Il lascito di Arcuri: 154 miliardi spesi in mascherine che le scuole non sanno più dove mettere

Come raccontato alle pagine de La Nazione da Lamberto Montanari, presidente dell’Associazione nazionale presidi Emilia Romagna, si è chiesto spesso a ragazzi e insegnanti di portarsi le mascherine a casa, non sapendo più dove metterle: “Alla fine non è andata come doveva. Chiaro, le mascherine servono e le deve fornire lo Stato. Ma si dovevano consultare di più i dirigenti, che andavano messi al centro delle scelte organizzative. Invece siamo trattati come meri esecutori”.

Stando alle indicazioni date dalla struttura commissariale, a capo della quale ora siede il generale Figliuolo succeduto al re dei flop Domenico Arcuri, le forniture sono decise in base alle indicazioni del ministero dell’Istruzione. Vengono calcolate due mascherine al giorno per i bambini, perché hanno l’orario prolungato, e una per gli adulti. Il tipo è quello chirugico prodotto da FCA, con il paradosso che la distribuzione alle scuole è proseguita anche quando le lezioni erano sospese e gli alunni a casa, davanti allo schermo. Il motivo? Semplice, il contratto non si è fermato.

Siglato a luglio 2020 da Domenico Arcuri, l’uomo che durante il governo Conte bis ha fatto incetta di incarichi e fallimenti, il contratto scade a settembre e non prevede sospensioni. Nemmeno durante la didattica a distanza, quindi, la produzione è stata mai interrotta. La precedente struttura commissariale aveva stabilito come quantità da garantire 130 milioni di mascherine chirurgiche la settimana, con ogni singolo pezzo venuto a costare 8,3 centesimi. Complessivamente è stata già superata quota 154 milioni di euro di spesa. Con i presidi costretti però a rispedire indietro interi scatoloni pieni, non sapendo bene nemmeno loro cosa farci.

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