Clamorosa dichiarazione del Vittorio Colao: «Tre quarti della popolazione avrà l’identità digitale entro il 2026. Stiamo pensando ad una piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali, il nome provvisorio è IDPay, tutto direttamente in digitale». Nelle scorse ore, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale ha annunciato la futura introduzione di una piattaforma digitale a cui verranno legati una serie di servizi al cittadino. Ma quali sono i risvolti ti tale innovazione? Cerchiamo di analizzarli.
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Il Green Pass era solo l’inizio
Si dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Probabilmente, chi descriveva il Green Pass come una misura pericolosa per i suoi possibili risvolti presenti e futuri, ci aveva azzeccato. Sono già evidenti le criticità scaturite dal vincolare la fruizione dei diritti fondamentali (e non) al possesso di un simile strumento digitale, ma oggi ancor di più ci si dovrebbero porre delle domande su quanto possa essere pericoloso il progetto presentato da Colao in un’ottica di tutela del cittadino. Che abbiano utilizzato il famigerato Green Pass come Cavallo di Troia per abituare i cittadini all’utilizzo di un QR Code? Che abbiano approfittato della pandemia per installare nella società moderna un sistema di controllo altrimenti inaccettabile? Gli eventi sembrano confermare queste ipotesi.
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I risvolti oscuri della digitalizzazione
Un ID Digitale che identifichi in modo univoco la persona lo abbiamo già: il Green Pass. Ora sembra essere in arrivo anche una piattaforma univoca e personale, il obbiettivo è, plausibilmente, il regime cash-free, ovvero l’eliminazione totale del denaro contante. Se due più due fa quattro, il gioco è fatto: il controllo è completo, a 360 gradi. Inizialmente questo nuovo strumento sarà solo per “benefici sociali”, certo, ma c’è da scommettere sul fatto che l’obbiettivo del Governo sia renderlo universale. La solita tattica della rana bollita a cui ci hanno abituato, fin dal primo dpcm di Conte.
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Uno strumento pericoloso
Ma quali sarebbero le conseguenze di tale rivoluzione? Molteplici. Sicuramente aumenterebbe l’efficienza gestionale dei pagamenti e dei servizi, ma si sa, per ogni comodità c’è un prezzo da pagare e questo potrebbe essere particolarmente alto. Il risvolto più inquietante riguarda il controllo totale dell’individuo e, di conseguenza, dei possibili detrattori, contestatori, avversari politici ecc. Una volta a regime, senza contanti, se “la pecorella” esce dal recinto, non mangia più. Sei a favore della Russia? Ti blocco l’ID. Contesti il governo? Ti blocco l’ID. Non paghi una multa o un F24? Ti blocco l’ID. Non ti sottoponi ad un trattamento sanitario “facoltativo”? Ti blocco l’ID. E con l’ID bloccato muori di fame perché non avrai più soldi, non avrai più diritti, non avrai più un’identità.
Non si tratta di spicciolo complottismo. Questo non è altro che il tanto elogiato “modello cinese”, già testato ed affinato in anni di utilizzo nel continente asiatico. Inoltre, pochi giorni fa, abbiamo già potuto osservare gli effetti di quest’arma dal Governo Trudeau in Canada, sui manifestanti del “Freedom Convoy”, attraverso le parole di Chrystia Freeland, Ministro delle finanze canadese e membro del board del World Economic Forum.
Un confine che non deve essere varcato
Il confine che separa la tecnologia dal controllo è molto, molto labile. Sembra che la direzione presa dal Governo sia quella di varcarlo a piè pari, per poi cancellarlo completamente. Oggi più che mai, dopo tutto quello che stiamo vivendo da due anni a questa parte, è doveroso porsi delle domande. Siamo veramente disposti a sacrificare la nostra libertà, i nostri diritti, i frutti delle nostre fatiche, il futuro dei nostri figli in nome di una maggiore comodità? Non è questa la politica che avalliamo, non è questo il mondo che vogliamo. Il popolo italiano ha una missione: far fallire questo progetto.
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