La tenuta del governo preoccupa. E non solo gli onorevoli dei partiti che sostengono l’esecutivo Draghi, naturalmente spaventati dall’ipotesi di un ritorno al voto anticipato e dalla perdita della preziosa poltrona. Anche nel mondo dei banchieri, infatti, comincia a serpeggiare una certa agitazione, mista a delusione, nei confronti dell’ex presidente della Bce. Come rivelato da Marcon Antonellis sulle pagine di Tpi, infatti, il mondo della finanza milanese ora è pessimista sulla durata della legislatura in corso, con tanto di deadline già fissata.
I grandi banchieri sospettano che il governo non arriverà oltre settembre/ottombre, ma c’è anche chi è pronto a scommettere su un ritorno alle urne addirittura a giugno, con i primi scossoni che sembrano destinati ad arrivare con l’estate. Secondo altre analisi, la data da cerchiare in rosso sul calendario sarebbe quella del 24 settembre, quando la classe politica avrà maturato il diritto al vitalizio.
Tpi cita le considerazioni di un banchiere di lungo corso: “In questi ultimi mesi il governo è apparso stanco, fermo sulle gambe in attesa dell’elezione del Quirinale, quando invece avrebbe dovuto correre”. Un pessimismo figlio anche di una lettura delle gestione dell’economia, che dovrebbe essere la maggior forza dell’esecutivo, come “lenta e confusa”, con il Pnrr ancora in attesa di un completamento e un totale immobilismo di fronte alle proteste italiane infuriati per il caro bollette.
A preoccupare anche la confusione intorno alla vicenda Monte dei Paschi, ancora in alto mare. Non solo, dunque, Draghi è uscito con le ossa rotte dalla corsa al Colle, costretto a rinunciare al sogno di passare direttamente dalle stanze di Palazzo Chigi a quelle del Quirinale. Ora, l’ex presidente della Bce si trova anche a fare i conti con gli umori neri dei banchieri. E con il rischio, concreto, che il suo governo possa capitolare da un momento all’altro.
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