Ufficialmente il governo continua con la politica degli interventi “graduali e localizzati”, per evitare di paralizzare nuovamente il Paese e bloccare tanto le scuole quanto le attività produttive. In realtà, però, l’ipotesi di un nuovo lockdown generale non è stata del tutto scartata dai giallorossi, allarmati dai dati dei contagi in costante aumento. Addirittura, è stata già fissata anche una soglia al di sopra della quale, inevitabilmente, l’esecutivo per bocca del premier Giuseppe Conte spiegherà agli italiani che si deve di nuovo tornare a vivere confinati in casa.
Il numero da considerare come vero e proprio punto di non ritorno, rivela il Corriere della Sera, è quota 2.300 persone in terapia intensiva. Arrivati a quel punto, le misure drastiche saranno ufficialmente discusse dal governo. Che al momento continua invece a muoversi di pari passo con le Regioni, in attesa del monitoraggio dell’Istituto Superiore della Sanità considerato fondamentale per capire come muoversi. Convinto, però, che quanto fatto fin qui non sia ancora sufficiente.
L’opinione prevalente all’interno dello staff giallorosso è infatti quella che non sia sufficiente l’obbligo di mascherina, l’orario anticipato di chiusura dei locali e il coprifuoco già scattato in diverse Regioni a scongiurare il peggio. La preoccupazione principale riguarda la situazione degli ospedali, per quanto al momento le strutture in affanno siano poche. Dovesse aggravarsi ulteriormente la situazione, già pronti altri interventi: la chiusura definitiva delle sale giochi, un’ulteriore stretta sulle palestre per rendere obbligatorie tutte quelle attenzioni fin qui facoltative, come la misurazione della temperatura e gli ingressi scaglionati. Occhi puntati, inoltre, sui centri commerciali.
Alcuni governatori hanno già imposto la chiusura dei supermarket nel weekend, quando la circolazione delle persone è maggiore. Una misura che potrebbe presto essere estesa su tutto il territorio nazionale. Così come il coprifuoco: visto che alcune Regioni lo hanno già adottato, si lavora per convincere tutti a uniformarsi, così da evitare che qualcuno possa sconfinare per sfuggire alle restrizioni. Non dovesse trovarsi un’intesa, c’è anche la possibilità che scatti il divieto di spostamento da una Regione all’altra, come in passato.
Ti potrebbe interessare anche: Un flop chiamato Immuni: ecco perché l’app voluta dal governo non serve a niente