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“Il flop delle energie rinnovabili”. Ecco perché, in Italia, solo 1 progetto verde su 100 ce la fa

Pubblicato il 12/12/2022 12:15

Qual è la situazione delle energie rinnovabili nel nostro Paese? Una domanda quanto mai attuale, in un momento storico in cui si invoca la ricerca di soluzioni per interrompere la dipendenza italiana dalla Russia sul fronte energetico. La risposta, però, è sconcertante: tra quello che si potrebbe fare e quello che si fa effettivamente, in termini di impianti eolici e fotovoltaici, c’è infatti un vero e proprio abisso. I numeri, implacabili, sono stati riportati da Repubblica: nel 2022 le richieste inoltrate a Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, per la “connessione di iniziative rinnovabili” hanno infatti raggiunto complessivamente circa 300 gigawatt (erano 150 gigawatt all’inizio dell’anno), ma entro la fine di dicembre saranno stati realmente terminati e allacciati alla rete appena circa 3 gigawatt di campi eolici e fotovoltaici. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, entro la fine del decennio l’Italia avrebbe bisogno di 70 gigawatt di rinnovabili. La data segnata in rosso sul calendario è quella del 1 gennaio 2030, entro la quale l’Ue si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di circa il 55% rispetto a quelle attuali. Per raggiungere l’obiettivo l’Italia avrebbe bisogno, appunto, di 70 gigawatt, obiettivo per il quale basterebbe in realtà realizzare un quarto degli impianti per cui è stata richiesta la connessione alla rete elettrica. (Continua a leggere dopo la foto)

Il problema è, come spesso accade, l’iter lunghissimo, folle. Dopo la presentazione della domanda a Terna, infatti, seguono molti altri passi, spesso con bocciatura finale inevitabile. Bisogna chiedere la “Valutazione di impatto ambientale” per la propria impresa, che nel caso delle aziende più grandi viene realizzata da due Commissioni. Il parere va poi controfirmato dal ministro della Cultura, in caso di controversia è direttamente Palazzo Chigi a mettere l’ultima parola. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi l’impianto deve ottenere il via libera dalla Regione su cui sorgerà, con le Soprintendenze territoriali che possono esprimere il diritto di veto. A frenare le autorizzazioni sono i timori per il consumo di terreno agricolo e il danneggiamento del paesaggio. Con il risultato, però, che entro la fine del 2022 soltanto 3 gigawatt verranno allacciati alla rete, di cui solo l’1,5 ha ricevuto l’autorizzazione.

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