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Il delirio di Cecchi Paone. Che pure sul pass prende una cantonata

Pubblicato il 30/04/2021 13:06 - Aggiornato il 30/04/2021 13:07

Checchi Paone non molla il colpo. Dopo essere stato duramente ripreso dal senatore Gianluigi Paragone, che in diretta a Non è L’Arena su La7 lo aveva attaccato per le sue assurde posizioni contro i ristoratori che chiedevano più libertà al governo, il conduttore televisivo ha deciso di tornare alla carica, puntando il dito contro il leader di Italexit “nemico del turismo in quanto no vax” e sostenendo che “non può parlare di certi argomenti”. Dimostrando, ancora una volta, tutta la sua ignoranza, in un grottesco tentativo di difendere l’esecutivo Draghi e le sue scelte.

Durante la trasmissione di Massimo Giletti, Cecchi Paone aveva invitato i ristoratori insoddisfatti del coprifuoco alle 22 e della possibilità di usare solo spazi all’aperto ad “adeguarsi alle logiche del delivery”. Della serie “se morite di fame è solo perché non riuscite a stare al passo coi tempi”. Umiliato da Paragone, che ha parlato del delivery come “di un mercato avvelenato che porterà alla morte della ristorazione italiana”, Cecchi Paone ha mostrato di non conoscere granché le logiche perverse dietro le parole che utilizza. Gli ultimi sviluppi sul fronte dei servizi a domicilio, infatti, stanno portando alla nascita delle “dark kitchen”: cucine chiuse, dove i clienti non possono entrare, che creano i piatti preferiti dai cittadini in base ad algoritmi forniti loro dalle multinazionali che si occupano delle consegne.

Un mondo in cui, insomma, al posto del cuoco e dei camerieri ci sono numeri, assemblaggi, rapide consegne. In locali che un tempo appartenevano a famiglie di ristoratori veri, costretti a vendere a causa della crisi e dell’abbandono da parte di uno Stato lontano, insensibile alle richieste d’aiuto di chi vorrebbe soltanto lavorare per guadagnarsi da vivere senza per questo doversi piegare alle logiche delle multinazionali. Cecchi Paone, evidentemente, questo non lo sa. Come non sa di cosa parla quando accusa Paragone di essere “no vax” soltanto per i dubbi, legittimi, espressi in merito a farmaci acquistati a peso d’oro dai colossi di Big Pharma e dei quali non sono stati resi noti efficacia, effetti collaterali, dati sulla sperimentazione. Con tanto di incertezze anche da parte del mondo della scienza, più che mai diviso.

Infine, il passaporto vaccinale. Cecchi Paone lo presenta come l’unico strumento di rilancio per il turismo, ignorando così quello che accade non troppo lontano da noi, in quel Regno Unito che una volta fuori dall’Ue è riuscito a tornare gradualmente alla normalità senza imporre il vaccino come obbligo ai propri cittadini, lasciati liberi di scegliere. E dimenticando un dettaglio non proprio irrilevante: il pass per eccellenza, quello che permette a tutti noi di muoverci liberamente, non arriva dal governo Draghi o da Bruxelles ma è scritto in maniera chiara nella nostra Costituzione, che prevede la libertà di circolazione. Senza obblighi vaccinali e senza chiedere il permesso preventivo dell’Europa.

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